A lezione con l’Arab Institute di Betlemme: “Non basta conoscersi e interessarsi, ma si deve anche valorizzare l’altro”

Giacomo Pizzi14 Febbraio 2017

Sto scoprendo, anzi riscoprendo tanto della mia fede e della fede dei miei amici cristiani. Quando non si conosce l’altro ci si lascia guidare dai luoghi comuni e dalla diffidenza… e invece basta così poco”. Lo racconta entusiasta Mohammed, 16 anni, al termine della lezione che si è tenuta alla Greek Catholic School di Beit Sahour. Sono una ventina di ragazzini in tutto, accompagnati dagli educatori dell’Arab Educational Institute-Open Windows, Ong locale di Betlemme, in partenariato con Associazione pro Terra Sancta.

Ragazzi e ragazze di fede cristiana ed islamica, di due comunità che da sempre hanno convissuto in Palestina, condividendo quartieri, usanze, periodi di pace e di conflitto, ma che raramente hanno occasioni per conoscersi da vicino.

Attraverso gli incontri con formatori di entrambe le fedi, lavori di gruppo, visite in diverse realtà locali e testimonianze dirette, “il progetto”, spiega Roger, uno dei responsabili, “vuole formare i giovani per costruire ponti tra le comunità e tessere la trama di una convivenza costruttiva.” “Vivere insieme davvero, – continua – non significa semplicemente tollerare l’altro. Rispettare gli altri non è solo non interferire. Vuol dire anche interessarsi, conoscersi e valorizzare l’altro”.

C’è anche Hala, 16 anni, cristiana. “È un’opportunità unica per noi, a scuola non abbiamo modo di approfondire e conoscere ciò che ci accomuna e ciò che ci rende unici singolarmente come comunità” Dice sorridendo.

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