Storie di profughi da Rodi e Kos

Giacomo Pizzi10 Maggio 2016

A un mese  dal viaggio di Papa Francesco sull’isola di Lesbo, ecco  due storie di profughi siriani che ci arrivano da Rodi e Kos, alcune delle isole più colpite dalla grave emergenza umanitaria. Qui, i frati della Custodia di Terra Santa svolgono varie attività di aiuto ai rifugiati, ma la situazione è davvero drammatica: sono 132.177 i profughi arrivati in Grecia da Gennaio 2016. L’anno precedente, nello stesso periodo erano stati 3.200.

Amir ha quindici anni. Al centro d’accoglienza è da solo. Padre Luke, il parroco francescano di Rodi, parla con lui in arabo: “a volte basta solo questo per far tornare per un attimo il sorriso, alle persone che incontriamo”. Che cosa ci fa lì, tutto solo? “Aspetto mio padre”, risponde. “E gli altri membri della tua famiglia?”, chiede padre Luke. “Sono rimasti in Siria. Non c’era altra scelta”. Non avevano abbastanza soldi per pagare i trafficanti per tutti quanti, così solo Amir e suo padre sono riusciti a scappare. “Andremo in Germania” aggiunge speranzoso, “speriamo di raccogliere abbastanza soldi lì, per far arrivare gli altri in futuro”. Poi si incupisce d’improvviso: racconta che casa sua è stata completamente distrutta e che non avevano un posto dove nascondersi. Avevano costruito un rifugio a mano al di fuori della città, ma non c’era cibo e l’acqua era sempre sporca. “Penso alla mia famiglia ogni giorno”, conclude guardando lontano. “Gli lasciamo cioccolatini e biscotti, poca roba, ma Amir non smette di ringraziarci, perché gli abbiamo tenuto compagnia”.

Sull’isola di Kos c’è  Bilal, quattordici anni, che è arrivato qui su di un gommone. Lui e la sua famiglia hanno dovuto camminare dalla Siria alla Turchia. Da lì poi si sono imbarcati. “Prima di arrivare in Turchia, non avevo mai visto il mare!” E’ ancora colpito dalla sua grandezza e vastità. Forse lo ha addirittura spaventato. “Oh sì!”. Nè Bilal nè i suoi genitori sapevano nuotare. “E poi quella barca non era come quelle che si vedono nei film!”. Racconta che il trafficante turco con cui si erano accordati, ha avviato il gommone e dopo un paio di metri “è scomparso in mare con una capriola! Poi è ricomparso sulla riva”… Una notte di terrore per Bilal e le altre persone; il gommone era strapieno e si muoveva a fatica. Ad ogni onda le persone urlavano. “La vera sofferenza” aggiunge “era vedere la costa greca dall’altra parte, senza arrivarci mai!”

Ogni martedì, più di 80 famiglie si presentano al Convento per ritirare pacchi alimentari e beni di prima necessità. I frati li accolgono senza discriminazioni. Quando possibile poi, sono loro ad uscire dal convento verso i centri d’accoglienza, per andare ad incontrare le persone, ascoltare le loro storie e lasciargli qualcosa di utile, a volte anche solo un cioccolatino, o dei biscotti. “Molte volte distribuisco spazzolini e dentifricio” ci racconta fra Luke, “Hanno bisogno davvero di tutto. Basta poco per fargli sentire che non sono soli, ma per questo bisogna andare a trovarli!”

Il lavoro dei frati a Rodi e Kos è davvero straordinario, ma non basta mai.

Aiuta anche tu i profughi del Medio Oriente a Rodi e Kos!