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Aleppo, la guerra e la speranza. Voci dalla città che non conosce tregua

Giacomo Pizzi2 Maggio 2016

Durante la messa di ieri sono caduti tanti missili in tutta Aleppo, diversi nella nostra zona. Si parla di decine di morti e tantissimi feriti che si aggiungono ai morti e feriti dei giorni precedenti”. I messaggi dei frati ad Aleppo arrivano in continuazione. Sono preoccupati, spaventati. E’ stata una settimana di sangue ad Aleppo, dove i bombardamenti sono ripresi con più violenza dopo i pochi giorni di tregua. Piogge di missili sulle case, appena ristrutturate, e bombe sugli ospedali.  “Dodici morti e cento feriti” ci scrivevano martedì i frati, “tra loro anche moltissimi cristiani”.

Ieri sera le notizie più preoccupanti: “Durante la messa vespertina, il primo del mese mariano, sono caduti tanti missili nella zona di Azizieh e Ram. Con una chiesa affollatissima siamo riusciti con fatica a concludere la cerimonia qui nella chiesa di san Francesco. Intanto Fra Bassam e i fedeli di Al Ram si sono messi al riparo nei rifugi, perchè hanno bombardato la città quattro volte. Sono scesi tutti in fretta nella saletta sotterranea, dopo un esplosione percepita sul tetto. Non sappiamo i danni causati”.

Le stime, secondo i giornali, parlano di circa 250 morti e un numero indefinito di feriti solo negli ultimi nove giorni. Non si ferma dunque la spirale di violenze e terrore in Siria, colpita da una guerra iniziata a marzo 2011, e che ha causato almeno 270.000 morti e milioni di sfollati. L’emergenza umanitaria che si è venuta a creare è tra le più gravi degli ultimi anni. Aleppo rimane il cuore di questo scontro, dove jihadisti dello Stato islamico e miliziani di al Nusra (affiliati ad al Qaeda) combattono contro gruppi ribelli e soldati governativi. Una lotta senza quartiere, che finisce per colpire soprattutto la popolazione civile.

La chiesa è la loro famiglia, è un tetto sotto cui possono rimanere e sanno che saranno accolti. Perchè ad Aleppo “c’è un’altra battaglia in corso, quella della speranza”, ci ripetono sempre i frati. E anche questa “non conosce tregua”.

Ora più che mai è importante non dimenticarci della Siria e sostenere in ogni modo possibile questa battaglia – nostra e loro –, di speranza.

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