Betania. Solidarietà femminile e candele profumate al nardo

Giacomo Pizzi23 Ottobre 2020

Per sostenere le donne di Betania, Associazione pro Terra Sancta e il Mosaic Centre hanno avviato un progetto di produzione di candele molto particolari.

Ci accolgono con un grembiule con fenicotteri rosa le donne del centro Al Hana di Betania. Indossano questa divisa giocosa durante i loro incontri per la produzione di candele. Le donne del centro di Betania sono donne palestinesi che ogni settimana si trovano per creare, parlare e supportarsi a vicenda. Nel conoscerle il Mosaic Centre e l’Associazione Pro Terra Sancta, che con loro hanno deciso di collaborare, hanno trovato un gruppo unito e solidale, trenta donne, ma soprattutto trenta amiche. Sin dal primo momento, entrando nella loro sede si percepisce la voglia di stare insieme che le anima.

Sono donne di età diverse, tra i 35 e i 70 anni, che portano con sé storie personali e famigliari spesso complesse e che nel ritrovarsi a fare lavori manuali dimenticano per qualche ora le preoccupazioni.

“L’idea di produrre candele profumate è nata in relazione alle tradizione femminile di Betania”, spiega Osama Hamdan, responsabile del progetto “Betania Ospitale”, finanziato dall’AICS (Agenzia Italiana Per la Cooperazione e lo Sviluppo). Due donne importanti amiche di Gesù vivevano a Betania: Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro. Maria, in particolare, nel Vangelo è nota per aver cosparso i piedi di Cristo con l’olio di nardo, un olio profumato e molto costoso proveniente dalle Indie.

L’olio di nardo non cresceva e non cresce in Palestina, per questa ragione era molto prezioso e proprio per il suo valore simbolico viene usato da Maria. Da questa tradizione evangelica sono nate numerose attività con associazioni femminili portate avanti da Mosaic Centre e Pro Terra Sancta: iniziative e progetti volti a creare una connessione tra popolazione locale e pellegrini per incrementare lavoro e turismo.

Insieme ad Ayman, che cura le relazioni con le associazioni locali, osserviamo la loro produzione di candele. Ogni signora sul proprio tavolo ci mostra fiera le sue creazioni. “Le candele possono avere tantissimi usi – ci spiega Raneen – Per tradizione alla nascita di un bambino vengono fatti dei piccoli regali ai familiari e agli amici. Queste piccole candele profumate sono un’ottima soluzione per tante mamme”. Candele al profumo di rosa, gelsomino, lavanda, di tutti i colori e decorate nei modi più svariati, diverse e uniche come le donne del centro.

Dopo poco tempo insieme a loro è chiaro anche per noi che il centro Al Hana ha anche un valore terapeutico per ciascuna di loro. Mentre mangiamo insieme un’abbondante colazione palestinese fatta in casa ascoltiamo le loro storie: “Mio marito è morto – racconta Shaima – lavorava a Dubai. Mi ha lasciato con quattro figli. Il più piccolo, di soli 13 anni, è stato arrestato e si trova in una prigione minorile israeliana. Riesco a vederlo una volta l’anno pagando molti soldi”.

Shaima è commossa, si asciuga le lacrime e poi riprende a parlare con le altre donne, non si perde d’animo e così nessuna di loro. Il centro è uno spazio aperto in cui confrontarsi con altre donne senza temere di essere giudicate. “Fino a poco tempo fa le donne avevano paura di arrabbiarsi o di fermare il proprio marito, anche quando era violento. Ora le cose stanno cambiando”, afferma fiduciosa Fathma. “Io mi sono appena separata da mio marito, vivo con mio figlio di 19 anni. Anche lui lavora e mi aiuta con la casa”, spiega un’altra ragazza del centro. Le candele profumate sono il fine, ma anche il mezzo grazie al quale queste donne diventano protagoniste di storie di emancipazione e di riscatto. Un laboratorio creativo in cui la sofferenza, che se condivisa, sembra un po’ meno spaventosa.