Betlemme: visita alla casa per anziani

Giacomo Pizzi30 Agosto 2011

Vieni e vedi. Questa é l’unica cosa che si può fare per conoscere la realtá di Betlemme.

ATS Pro Terra Sancta, grazie al progetto “Betlemme é anche anziana” cerca di non fare dimenticare gli anziani, in particolare quelli che sono ospiti alla Società Antoniana, una casa di cura che ospita ad oggi 28 anziane donne.

I pellegrini che incuriositi decidono di fare visita alla stuttura rimangono sempre colpiti. Vogliamo raccontarlo con le parole di una di loro, che ha avuto occasione di passare una mattinata con le ospiti della Società Antoniana insieme ad una volontaria che presta servizio a Betlemme.

Carissima,

Ho visto una realtà che mi ha profondamente toccata.

Fin da quando ci siamo incontrate al Gethsemani per pregare il Vespro insieme, ho desiderato conoscere meglio la situazione. Mi trovavo al Gethsemani per un periodo di silenzio e preghiera e mi sembrava già un gran dono poter essere in quel contesto. Ma certamente quando mi hai accennato al tuo impegno con gli anziani di Betlemme, non ho potuto far tacere il completamento della mia preghiera che intravedevo, da geriatra, nel cercare di conoscere una realtà di assistenza per gli anziani.

E sei stata molto generosa anche tu che mi sei stata accanto. Insomma, tutto mi ha aiutato ad andare una volta ancora a Betlemme…

Questa volta la stella non mi portava a inchinarmi davanti a un Bambino venuto per tutti i bambini, ma a chinarmi su quegli esseri ancora più poveri di Lui, perché privati di tanto, privati (come sono gli anziani) della salute,della gioia del futuro, della speranza.

Ci sono stati momenti “forti”: quella signora col deambulatore, che mi richiamava ripetendo “Arrivederci” e col capo voleva rafforzare quell’invito a rivederci davvero.

E quell’altra cara signora, che mi ha chiesto perché ero lì. “Per incontrare un signora gentile come lei”, le ho detto. E la sua risposta: “Io, io una signora?”. Era tornata a provare il gusto dell’identità! E le sue mani strette alle mie comunicavano una grande tenerezza. Il mio nome, il mio lavoro, la ricerca dei suoi occhiali per vedermi, il suo indice alzato mentre mi ripeteva: “God made you a doctor” (Dio ti ha creato dottore).

Poi le altre persone…e la mia richiesta: “Non c’é un camice per me?”

Poi l’incontro con Suor Immacolata, il dolcetto mangiato in cucina, offerto ancora caldo dalla Suora, e poi…e poi il ricordo di quella giornata!

Gentilmente mi hai accompagnata a rivedere la Basilica della Natività, ma ti confesso che inginocchiandomi non vedevo tanto il volto di un Gesù bambino, quanto quello di un Gesù bisognoso. E tu ricorderai che ero abbastanza confusa, quasi imbarazzata.

Cara Anna, desidero che niente di quel giorno vada perduto. Io ho ricevuto moltissimo.

Per questo voglio tornare, vorrei contribuire al vostro impegno e ed essere utile a quelle care signore. Spero di risentirti presto.

Un abbraccio forte.

Angela

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