Emergenza profughi in Grecia: fra Luke Gregory racconta cosa accade a Rodi e Kos

Giacomo Pizzi22 Luglio 2016

Si è appena concluso il Capitolo Generale della Custodia di Terra Santa per il quale si sono radunati a Gerusalemme circa 150 frati da tutte le province. Tra loro anche fra Luke Gregory, da dodici anni parroco di Rodi in Grecia, che in un intervista racconta l’emergenza rifugiati sulle isole greche. Durante il Capitolo, fra Luke è stato inoltre nominato Discreto di Terra Santa di lingua inglese, dunque affiancherà il Custode in molte questioni di carattere decisionale.

Fra Luke, può darci qualche aggiornamento sull’attuale emergenza rifugiati in Grecia?

A marzo è entrata in vigore una legge (concordata con le Nazioni Unite) per cui tutti i rifugiati devono tornare in Turchia. Per cui attualmente i rifugiati non possono uscire dalla Grecia verso altri Paesi europei. Sappiamo che vengono mandati ad Atene da Rodi e Kos dopo un certo periodo. Non sappiamo cosa succeda da lì, una volta identificati e dopo aver ricevuto i documenti. Parlo soprattutto di Rodi e Kos perché sono le due isole di presenza dei francescani, ma la situazione è la stessa anche sulle altre isole. Ora i principali centri di raccolta sono a Leros e Karpathos. Da un po’ di tempo, quando la guardia costiera riesce a intercettare le navi dei migranti in mare, li scorta fino a quelle isole. A Rodi e Kos arrivano comunque in molti, perché si muovono di notte e riescono ad eludere i radar. Non pochi poi riescono anche a scappare e a uscire dalla Grecia, ma a quel punto si muovono senza documenti. Non sono solo i profughi a soffrire di questa situazione di crisi, anche i greci iniziano a sentirne il peso. Il turismo è diminuito del 40% e chi viveva di quello durante i sei mesi di attività, non riesce a coprire le spese dell’inverno.

Quali sono le condizioni dei rifugiati? Come reagire a questa situazione?

Quando posso, il più spesso possibile, vado a trovarli: hanno bisogno di tutto. Portiamo beni di prima necessità e cioccolatini ai bambini, stiamo con loro qualche momento. Pochi tra i migranti sanno un’altra lingua oltre all’arabo; i bambini non sanno nemmeno dove si trovano: pensano di essere in Francia o in Italia. Noi facciamo ciò che possiamo per rispondere a questa emergenza. Ad esempio, in convento abbiamo uno spazio dove prima facevamo crescere i fiori, che ora è diventato un orto. E’ una necessità. Anche i parrocchiani aiutano parecchio: ogni martedì, oltre alla novena e alla veglia di Sant’Antonio la gente porta il pane in onore del Santo che viene lasciato in un cesto in parrocchia. Oltre a questo portano altri prodotti non deperibili: olio, riso, tonno. Con questi prepariamo poi i pacchi famiglia, quantità per tre o quattro persone. Facciamo molto, ma il bisogno è enorme e gli aiuti non bastano.

Cosa possiamo fare per aiutarvi?                   

Associazione pro Terra Sancta ha già fatto molto, ma torno a ripetere che il bisogno è enorme. Servono fondi per comprare beni di qualsiasi tipo, almeno per fornire una prima assistenza. Racconto un episodio che spiega bene la situazione. Nonostante abbiano aperto altri centri, a Kos rimane un centro d’accoglienza che raccoglie circa 800 profughi. Il centro è seguito dall’UNHCR, conosco il capo. Il mese scorso avevano finito le scorte di cibo e stavano aspettando rifornimenti. Il responsabile dell’UNHCR me lo ha accennato una sera a cena e io mi sono ricordato che noi avevamo delle scorte di datteri, biscotti salati e acqua. Tengo queste scorte nella cripta della chiesetta di Kos che avevo fatto costruire qualche tempo fa per celebrare le messe per i defunti, ma ora la utilizziamo come magazzino. Quindi ho recuperato le scorte e abbiamo allestito una tavolata. Era il periodo di Ramadan e quindi abbiamo preparato un vero e proprio banchetto di Ramadan con quei pochi datteri, i biscotti e l’acqua. I datteri sono perfetti dal punto di vista nutrizionale, ma non sono molto adatti come cena. Loro però erano contentissimi. Continuavano a ringraziarmi. “Ѐ come la manna dal cielo!” dicevano. Ecco questo è un esempio di quanto bisogno ci sia. Per aiutare però basta davvero poco.

Scopri le attività dei frati a Rodi e Kos e aiuta anche tu i rifugiati in Grecia!