L’intervento del Custode di Terra Santa al Meeting di Rimini

Giacomo Pizzi24 Agosto 2011

L’intervento del padre Custode al Meeting di Rimini, in occasione della presentazione della mostra su Gesù a Cafarnao “Con gli occhi degli Apostoli – Una presenza che travolge la vita”.

È intervenuto al Meeting di Rimini il Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa per presentare la mostra su Gesù a Cafarnao “Con gli occhi degli Apostoli – Una presenza che travolge la vita”, edita con il patrocinio della Custodia di Terra Santa e realizzata con la collaborazione di ATS pro Terra Sancta. Un intervento profondo nell’interpretazione biblica ed evangelica e arricchito di esperienze personali, una riflessione che ha toccato temi fondamentali, quali la concretezza del messaggio cristiano sperimentata nei luoghi stessi in cui Gesù ha vissuto ed operato, il valore e il significato della presenza francescana in Terra Santa, le difficoltà e la bellezza del dialogo interreligioso filtrati attraverso la personale esperienza di padre Pizzaballa durante gli anni di studio all’Università Ebraica di Gerusalemme.

Riportiamo di seguito alcuni significativi passaggi di questo intervento.

 E’ questo, credo, vivere la vita e la fede “con gli occhi degli apostoli”: (…) qui e ora, nel piccolo frammento delle nostre biografie e geografie, possiamo vedere e incontrare “un’immensa certezza” perché questa ha già abitato “in quel tempo” e “in quella regione”.

 Ancora oggi a Cafarnao si vedono le strade che Gesù ha percorso, la soglia della casa di Pietro. Possiamo capire com’era la vita degli abitanti del tempo. Vediamo le cucine con i forni, i pavimenti, le scale, possiamo capire com’erano i soffitti di paglia. Tra quelle case, vi è anche quella di Gesù. La vediamo e pochi privilegiati possono anche toccarla, là in riva al mare di Galilea. Quegli abitanti non avevano fatto un’esperienza emozionale o teorica. Gesù era li, in mezzo a loro, nelle loro stesse case. I segni che hanno sconvolto la loro vita, erano avvenuti proprio li, all’interno del loro reale ed ordinario contesto di vita, trasformandolo.

 Allora Cafarnao ci dice che la vita reale dell’uomo resta la vera Terra Santa dell’incontro con Dio. Si incontra Dio vivendo la vita con il Suo stile che è quello della relazione, dell’incontro aperto a Lui. Esiste di nuovo un luogo di incontro tra Lui e noi, e questo luogo è la realtà semplice, così com’è. La vita vissuta con e per gli altri è l’unico luogo di incontro con Lui.

E quando dico vita, non parlo di qualcosa di astratto, di idilliaco, di pulito. No, parlo proprio di vita, e anche chi conosce solo per un po’ il proprio cuore, sa quanto questo sia segnato dall’ambiguità, dal peccato. Ebbene, proprio questa vita e questa terra sono il luogo dell’incontro con Lui. Non c’è esperienza di Dio che non passi per il dramma, doloroso e bellissimo, della vita di ciascuno. Qui, nei nostri incontri, tra le nostre case accade la salvezza. Questo hanno visto, e contemplato, gli occhi degli apostoli.

 Stando in Terra Santa, mi sono via via convinto di questo. Non perché io l’abbia capito studiandolo sui libri, ma perché mi è stato dato di viverlo. In questo la Terra Santa è un luogo formidabile. Custodire i Luoghi non è una semplice opera di archeologia. Stare in Terra Santa da Francescano, e custodire la memoria dei Luoghi, ci obbliga soprattutto a custodire la testimonianza e l’esperienza a cui i Luoghi fanno riferimento. Il Luogo dell’incontro che giunge fino a farsi perdono, deve diventare testimonianza di incontro e di perdono. Se Gesù ha abitato una terra dando spessore di verità e di divinità alla concretezza umana, è possibile abitare la Terra con e come Lui. Se c’è una Terra Santa, vuol dire che c’è un modo santo di abitare la Terra. Per dirla con Rahner: se il Verbo si è fatto uomo, ogni uomo può in potenza essere il Verbo!

 Cafarnao dice dunque che su questa terra e tra gli uomini l’incontro con Dio è ancora e sempre possibile.

Per noi dunque, stare in Terra Santa non dovrebbe essere che questo: fare ciò che Gesù stesso ha fatto, e cioè abitare con vitalità dentro questo mondo fratturato, essere il prolungamento della Sua vita ospitale e donata.

Come ci stiamo? In un modo molto semplice, e cioè cercando semplicemente di vivere il Vangelo. La missione, infatti, non è innanzitutto fare qualcosa, ma vivere il Vangelo, nel luogo e nelle condizioni nelle quali sei posto di volta in volta.

 Vivere il Vangelo in Terra Santa, dove spesso incontrarsi diventa complicato, dove il passato (e il presente) di violenza ha segnato la vita di intere comunità, sociali e religiose, fino a diventare il criterio unico di lettura delle relazioni attuali, è allora, per un francescano, provare a interrompere quel circolo vizioso di violenza e la paura, testimoniando la salvezza.

 Le pagine del Vangelo di Cafarnao ci parlano di una salvezza molto concreta, e di un Dio che arriva ad abitare esattamente lo spazio del tuo quotidiano, per cui questo quotidiano, così com’è, diventa la via del tuo incontro con Lui. Non bisogna inventarsi nulla.

 Come incontro oggi Cristo? Non sempre sono pronto all’incontro. Ma so quali sono i miei punti fermi: la Parola e la preghiera, il Luogo e le persone. Insieme. Il rapporto con il Luogo richiama continuamente all’Evento di cui le Scritture ci parlano, rendendolo una memoria vicina, concreta. La relazione con le persone ti costringe a certificare la verità della tua esperienza. Le relazioni in Terra Santa sono terribilmente ferite. Ma proprio stando li dentro, dentro quelle relazioni, trovi la quotidiana provocazione al rapporto con Cristo e tutto allora diventa concreto, difficile, eppure necessario: perdono, gratuità, libertà, carità, moderazione, pazienza, accoglienza… diventano una necessità. Negarti a quegli atteggiamenti, sarebbe un negarsi a Lui.

 In conclusione, come Francescani di Terra Santa, noi facciamo più o meno quello che fanno tutti gli altri: preghiamo, studiamo,  insegniamo, facciamo scavi, custodiamo i luoghi, accogliamo gente, costruiamo case, lavoriamo, facciamo affari, vendiamo e compriamo …. Ma il senso di ciò che facciamo non è in ciò che facciamo, ma nella possibilità che ne viene di amare la vita dell’uomo, sapendo appunto che ogni vita è possibilità della Presenza di Dio. È sacramento di un incontro. Il fine non è il prodotto, ma è la relazione, l’incontro: è il Vangelo della presenza, è lo stare lì, essere lì.

 Abbiamo solo questa certezza, che il Signore continua a camminare dentro la storia dell’uomo, che rimane una storia faticosa, ma abitata e perdonata. E quindi preziosa.

Ci stiamo con il gusto di chi vuole portare in tutto ciò che fa la novità unica della nostra fede, che è la salvezza, e una salvezza personale, che tocca ogni uomo, in particolare. Ci stiamo, perciò, tenendo la porta aperta, come aperta era la casa di Pietro che ha accolto il Signore Gesù.