Santuario di Betfage

Intervista a padre Ibrahim Faltas sul progetto “Gerusalemme, pietre della memoria”

Giacomo Pizzi8 Marzo 2011

Recuperare, restaurare e conservare le abitazioni della Città Vecchia di Gerusalemme garantendo ai cristiani che vi abitano ambienti sani e sicuri: è un ampio progetto lanciato dalla Custodia di Terra Santa e sostenuto da ATS pro Terra Sancta per preservare la presenza di quelle che sono le pietre vive della Terra Santa.Padre Ibrahim Faltas, economo della Custodia di Terra Santa, spiega in un’intervista cosa spinge i frati francescani di Terra Santa a sostenere la presenza cristiana in questi luoghi e come viene resa possibile la realizzazione di questo ampio progetto nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme.

Padre Ibrahim, quante abitazioni possiede la Custodia di Terra Santa in Cittá Vecchia?

La Custodia di Terra Santa possiede oltre 400 case a Gerusalemme, la maggior parte delle quali necessitano di opere di restauro e interventi.

Perché vengono messe a disposizione dei cristiani?

Abbiamo deciso di metterle a disposizione ai cristiani per permettere loro di rimanere nella Città Vecchia di Gerusalemme, e questa cosa è importante perché noi come francescani siamo qui innanzitutto come custodi per mandato del papa dei Luoghi Santi, e i Luoghi Santi senza pietre vive ovvero senza cristiani locali non avrebbero valore. Io penso che l’importanza dei cristiani locali sia maggiore dell’importanza della pietra.

Cosa spinge un cristiano a lasciare Gerusalemme e la proprio famiglia per trasferirsi all’estero?

Il problema dei cristiani locali è che il 90 per cento di loro lavora nel settore del turismo, e quando il settore va un po’ in crisi, ovvero quando i pellegrini non ci sono, ad esempio nei periodi estivi o primaverili (la maggior parte dei pellegrinaggi si concentra nei momenti di Natale e Pasqua), o nei momenti di crisi politica o di conflitto, i cristiani senza lavoro vanno via. Questo è successo in particolar modo durante la seconda Intifada, dal 2000 al 2005, con un conseguente crollo del turismo, e i cristiani se ne sono andati via da qui, lasciando le Città Sante di Nazareth, Betlemme e Gerusalemme.

Come si può evitare questa emigrazione? Qual’é il contributo dei francescani?

Il nostro contributo è mettere a disposizione della gente le case, delle abitazioni, perché qui l’affitto di una casa é costosissimo, costa circa 1000 dollari al mese come minimo. La gente spesso non se lo può permettere, per questo siamo ristrutturando e sistemando, oppure addirittura costruendo ex novo delle case dentro e fuori alla Città Vecchia. Questo permette anche di dare lavoro alla gente, in modo che, grazie alle abitazioni e al lavoro, la gente rimanga a vivere vicino ai Luoghi Santi.

Attualmente é in corso un ampio piano di ristrutturazioni delle unità abitative. Quanto é stato fatto negli ultimi anni e cosa rimane da fare?

C’è moltissimo da fare, per il momento sono state ristrutturate un centinaio di case, ma ne mancano circa altre 300.

Anche le nuove generazioni avranno la possibilità di ottenere alloggi dalla Custodia o bisognerà pensare ad altre soluzioni?

Non saprei rispondere, ma spero riusciremo a finire i lavori attualmente in corso e il recupero di tutte le case il prima possibile, anche se si verificano spesso problemi con la tempistica: è un lavoro lungo e complesso. Il nostro obiettivo rimane comunque di dare la possibilità a tutti di ottenere una casa e un lavoro, anche acquistando terreni e costruendo successivamente case nuove per questa gente.

Come vengono finanziati i lavori di restauro?

I nostri finanziamenti provengono da elemosine della gente semplice, da donazioni di privati che vogliono aiutarci a sostenere le pietre vive della Terra Santa.