“Quello che ho imparato da questi mesi e dal contatto con le persone”: le parole di Domenico, volontario a Gerusalemme

Giacomo Pizzi1 Dicembre 2014

Sono passati dieci mesi dall’inizio dell’esperienza di Servizio Civile per sei giovani italiani, impiegati in diversi modi presso i progetti di Associazione pro Terra Sancta grazie a un accordo con l’Università di Bari. I giovani stanno mettendo a frutto le loro competenze e le loro conoscenze, ma soprattutto stanno imparando tanto. Ecco il racconto di Domenico, impegnato presso l’Ufficio Tecnico della Custodia di Terra Santa, nell’ambito del progetto “Gerusalemme, Pietre della Memoria”:

“Mi chiamo Domenico, sono laureato in Ingegneria Edile-Architettura, ho collaborato come volontario del servizio civile nazionale all’estero al progetto “Gerusalemme, Pietre della Memoria”; avere avuto la possibilità di parteciparvi è stato molto importante perché, da un lato mi ha aiutato a comprendere quanto fosse importante il contributo della Custodia di Terra Santa per arginare l’emergenza abitativa della città vecchia e il fenomeno della disoccupazione della popolazione araba, e dall’altro mi ha permesso di sfruttare le mie competenze professionali per introdurre nuove tecniche costruttive nel settore delle ristrutturazioni, insieme al team con cui ho lavorato.

È stata un’esperienza unica lavorare con questi operai e ascoltare storie che raccontano la durezza dell’occupazione, i controlli che rendono la loro vita un infinito check-point, il coraggio e la forza di continuare a lottare per una vita migliore e più dignitosa. Far parte della Custodia di Terra Santa non è stato un semplice arricchimento professionale ma mi ha permesso, dopo aver compreso a pieno il contributo che quotidianamente offrono i Francescani dell’Ordine dei Frati Minori a questa terra, ring di scontri e ingiustizie, di diventare parte di un meccanismo di solidarietà, assistenza e sviluppo.

Così oggi, dopo aver trascorso quasi dieci mesi qui a Gerusalemme e aver interagito con la comunità cristiana, con i volontari, con i cooperanti e soprattutto con la gente locale, ho finalmente compreso quanto sia difficile ricercare quei valori comuni necessari a elaborare delle regole di convivenza, e quanto il progetto del servizio civile sia importante in contesti come questo, in cui interessi superiori sacrificano il benessere del popolo, quella gente comune che non vorrebbe altro che una vita “normale”. Questo è per me l’insegnamento più grande e inaspettato che ho ricevuto da un’esperienza come questa, un insegnamento che mi ha fatto crescere e che sono certo mi permetterà di guardare il mondo con occhi diversi”.