Sant’Antonio: da cento anni patrono della Custodia di Terra Santa. Ecco perché

Giacomo Pizzi12 Giugno 2020

Per conoscere episodi, aneddoti, tradizioni e cronache di una storia secolare come quella della Custodia di Terra Santa la persona giusta ai cui rivolgersi è sicuramente padre Narciso Klimas, responsabile dell’archivio storico custodiale. Un pozzo di sapere e gentilezza che si potrebbe ascoltare per ore nel raccontare di storia della chiesa e della vita dei frati francescani a Gerusalemme. A lui ci siamo rivolti per conoscere meglio il legame della Custodia di Terra Santa con Sant’Antonio, divenuto a partire dal 1920, santo patrono dei francescani in Terra Santa. Le celebrazioni per Sant’Antonio si svolgono durante un triduo, un ciclo di preghiere o riti che si compie nell’arco di tre giorni in preparazione di una festa in onore di un santo o per la richiesta di una grazia particolare.

Si affidarono a questo frate francescano di origini portoghesi, morto a Padova nel 1231, perché molto venerato dai fedeli per il compimento di miracoli. Siamo negli anni 20 del XX secolo e la Prima Guerra Mondiale non ha risparmiato nemmeno i frati di Gerusalemme. La Custodia di Terra Santa si ritrova inevitabilmente a fare i conti con la politica e le decisioni dei potenti.

Quando comincia la Prima Guerra mondiale e si assiste allo scontro tra la Germania alleata con la Turchia contro la Francia, l’Inghilterra, la Russia e Polonia, la Custodia di Terra Santa conta al suo interno frati di tutte queste nazionalità. Nel 1914, la prima mossa dei tedeschi e degli alleati turchi (ricordiamo che Gerusalemme si trovava all’epoca ancora sotto l’Impero Ottomano) è quella di espellere i frati delle nazioni nemiche. I primi a partire sono francesi, poi gli inglesi e polacchi. Si svuotano in parte i conventi. Quando, a guerra inoltrata, si paventa anche la partenza degli italiani, i frati si affidano alla Provvidenza per evitare la chiusura dei santuari. Celebrano un triduo, ma non si sa a chi è dedicato.

Nel 1915 un altro fattore va ad alimentare una situazione più che mai disagiata: alla guerra, alla miseria e alle deportazioni si aggiunge un’invasione di locuste che colpisce il Medio Oriente. Il governo impone a ogni cittadino di catturare giornalmente una quantità di locuste per non essere sanzionati. I frati si appoggiano alla popolazione locale che, in cambio di un aiuto economico, raccoglie per loro il numero sufficiente di insetti da presentare agli ufficiali turchi.

A buttare nuova benzina sul fuoco ci pensano gli inglesi con la dichiarazione Balfour nel 1917: la celebre dichiarazione promette la creazione in Terra Santa di un focolare nazionale per gli ebrei. Già la situazione era tesa con l’arrivo di immigrati ebrei dalla fine del XIX secolo, ma con il documento ufficiale le cose si complicano ulteriormente. All’arrivo del generale Allenby e l’inizio del Mandato Britannico le tensioni tra arabi ed ebrei si intensificano ancora di più.

La Custodia è senza guida a gestire questa situazione complessa perché il Custode P. Serafino Cimino nel frattempo fu eletto Generale dell’Ordine. Facendo le veci del Custode, Padre Eutimio Castellani essendo Presidente Custodiale (sostituto del P. Custode sotto la sua assenza) si assume la responsabilità di guidare i francescani. A lui si deve la proclamazione del triduo in onore di Sant’Antonio, nella primavera e nell’ottobre del 1917, quando la minaccia della partenza dei frati francescani di origine italiana si fa nuovamente reale. A novembre quando i frati sono già pronti con i bagagli per partire, arriva il governatore della città turco insieme al kawas a dare una buona notizia: i frati possono rimanere, Sant’Antonio ha ascolto nuovamente le preghiere e nessun frate deve essere mandato via. Ciò non accade per le altre comunità cristiane che perdono i loro rappresentanti: i patriarchi latino, ortodosso e armeno vengo deportati. Inoltre Il governatore turco, vedendo le vesti dei frati, chiede di avere del materiale della stessa stoffa. E nei giorni seguenti il governatore si aggirava per Gerusalemme con un completo marrone cucito con la stoffa francescana.

A guerra finita, nel Convento di San Salvatore, di fronte alla statua all’altare del santo, il 13 giugno 1920 vengono pronunciate le parole di ringraziamento in una celebrazione solenne e Sant’Antonio viene scelto ufficialmente come Santo Patrono. Da allora, ogni anno a giugno insieme ai rappresentanti delle altre chiese viene celebrato un triduo a lui dedicato.

Una storia che ha ancora forte valenza anche oggi, a cento anni di distanza, tanto che l’attuale Custode di Terra Santa Fra Francesco Patton, in questo momento difficile, invita nuovamente i suoi confratelli a pregare per Sant’Antonio per chiedere un aiuto durante la pandemia mondiale causata dal Coronavirus. A lui ci si affida nuovamente per chiedere la cessazione del morbo e il supporto ai frati e la comunità che si stringe attorno ad essi.