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Servizio Civile a Gerusalemme: il racconto di Nando al termine di quest’esperienza

Giacomo Pizzi29 Gennaio 2013

Questa settimana termina l’esperienza del Servizio Civile per i quattro giovani italiani, che durante quest’anno sono stati impiegati in diversi modi presso i progetti di ATS pro Terra Sancta, grazie a un accordo con l’Università di Bari. Hanno messo a frutto le loro competenze e le loro conoscenze, ma soprattutto hanno imparato tanto, e tornano a casa arricchiti da un’esperienza umana e professionale unica. Ecco il racconto di Nando Gizzi, impegnato presso l’Ufficio Tecnico della Custodia di Terra Santa, nell’ambito del progetto “Raccontare la Terra Santa“.

Imparare il servizio, come ideale della vita

“Questo è stato un anno di grandi scoperte e di grande crescita, soprattutto perché ho imparato che lavorare richiede una disponibilità totale a quello che accade, una prontezza a dir di sì e ad accogliere anche gli imprevisti come una possibilità positiva dentro le giornate. È capitato spesso, infatti, durante quest’anno, che mi svegliavo con in testa una certa idea di quello che c’era da fare e che dovevo fare, e poi, arrivato in ufficio, questa idea veniva completamente stravolta di fronte a nuove necessità, impellenze o emergenze che erano sorte nel frattempo. Quasi ogni mattina mi sono ritrovato a rivedere programmi e progetti iniziali per rispondere alle nuove priorità: non è stato sempre semplice, spesso si è trattato di una lotta tra l’aderire completamente a quella novità che mi veniva richiesta in quell’istante e una resistenza, un attaccamento alla mia misura e a quello che avevo in mente io, e non sono mancati momenti in cui in questa “lotta” quotidiana non mi sia sentito schiacciato, sconfitto, o frustrato.

Ma, alla lunga, nel tempo, mi sono accorto di essere stato completamente plasmato in questa disponibilità, educato a questa apertura, e di aver imparato che “servire”, cioè il mettersi realmente al servizio dell’altro, di quello che ti sta di fronte, di ciò che capita, secondo le mie capacità, i miei interessi e la mia umanità, è davvero l’ideale di tutta la vita. D’altronde, la fortuna è stata di lavorare qui, a Gerusalemme, in un posto dove ogni pietra mi ha ricordato e testimoniato che questo ideale è diventato reale, è diventato “carne”, da quando, circa 2000 anni fa, Dio ha deciso di diventare un uomo e ha scelto di mettersi Lui, per primo, al mio servizio”.