Servizio Civile al termine: le parole di Alessandro

Giacomo Pizzi11 Febbraio 2013

Al termine dell’esperienza di Servizio Civile riportiamo il racconto di Alessandro, uno dei quattro giovani italiani che durante quest’anno sono stati impiegati in diversi modi presso i progetti di ATS pro Terra Sancta, grazie a un accordo con l’Università di Bari. Alessandro è stato impegnato in particolare presso la Biblioteca del convento di San Salvatore, nell’ambito del progetto “Libri, Ponti di Pace“.

“Al termine di quest’anno in Israele non posso che tornare ai primissimi giorni trascorsi a Bari, prima della partenza, quando ancora nulla di tutto questo era iniziato e stavamo preparandoci per questa esperienza seguendo il corso di formazione al servizio civile. Corso che di per sé mi sento di considerare come parte integrante di quest’anno, infatti, tutti noi e quattro ragazzi destinati a Gerusalemme abbiamo imparato a conoscerci e a conoscere anche i giovani che, avviati come noi al servizio civile, sarebbero andati a svolgere il loro servizio in Perù.  Partiti in quattro dall’Italia per Gerusalemme, già ci portavamo dietro gli otto ragazzi che sarebbero andati a Lima: seppur sentendoci sporadicamente, a causa di difficoltà logistiche (quali il fuso orario per esempio), sapevamo di avere dei compagni dall’altra parte del mondo che molte volte sono stati al centro delle nostre conversazioni durante quest’anno fuori dall’Italia.

Da questo punto di partenza questo piccolo “gruppetto” di dodici si è andato ampliando:  altre persone lungo il cammino, persone che, lungo l’arco di questi mesi di volontariato, si sono avvicendate numerose, lasciando delle tracce importanti sul nostro cammino. Rimangono sicuramente i tre compagni di avventura: Giuseppe, Davide e Nando che, nonostante le litigate, le incomprensioni e le divisioni incontrate lungo la strada, sono i soli con cui posso dire di avere condiviso, fino in fondo, questa esperienza di servizio civile nella Città Santa; ragazzi la cui amicizia, volente o nolente, sarò ben felice di coltivare e far  germogliare negli anni venturi.”