Matilde Tibuzzi

Il personaggio del mese: Matilde, una ceramista tra i ragazzi di Sabastiya e Nursf Jebeil

Giacomo Pizzi2 Luglio 2015

Matilde Tibuzzi, ceramista e insegnante di ceramica, (questo il suo blog) ci racconta la sua esperienza a Nursf Jebeil nell’ambito del corso di ceramica organizzato dal Mosaic Centre di Gerico, in collaborazione con l’Associazione pro Terra Sancta, e grazie ad un finanziamento della Fondation Assistance Internationale di Lugano (FAI). Il suo intervento si pone all’interno di in un più ampio progetto di recupero delle tradizioni locali e di sviluppo del territorio, con un particolare focus sui giovani. Al suo corso, durato due settimane, hanno partecipato cinque giovani locali, due ragazze e tre ragazzi, aiutati anche da un maestro ceramista palestinese di Ramallah.

Matilde, cosa ti ha colpito di più di questa esperienza?

“Il loro modo in cui questi ragazzi hanno affrontato ogni compito mi ha molto colpito” racconta Matilde. “Ho trovato dei ragazzi giovani con tanta voglia di conoscere, sapere e imparare. Ragazzi seri, gentili e intelligenti con un forte spirito di collaborazione e con la capacità di ascoltare e fare propri i suggerimenti. L’aspetto in assoluto più divertente e costruttivo è stato il loro modo di “arabizzare” ogni decorazione o esercizio a cui li sottoponessi: questo ha arricchito di significato ogni singola giornata! Attraverso le loro parole e la loro ospitalità e fiducia ho potuto conoscere un mondo nuovo per me ma non troppo diverso dall’Italia in cui sono cresciuta, nei modi, nei profumi e nei sapori.”

Qual è stata la tua giornata tipo in queste due settimane?

Sveglia ore 7 nella bellissima guest house di Sabastia, poi colazione tipica a base di caffè o tè, datteri, uova sode, formaggio, pane, marmellata e frutta. Subito dopo uno dei ragazzi del laboratorio di ceramica mi passava a prendere e si iniziava la giornata di lavoro.

Arrivati al laboratorio, spiegavo ai ragazzi il programma della giornata: a volte si iniziava dall’osservazione di quanto fatto il giorno prima, a volte direttamente con qualcosa di nuovo.  Pranzo al sacco verso le 11.30-12, ogni tanto anche a casa di una delle ragazze la cui mamma ci teneva a conoscermi e condividere l’esperienza. Verso le 13 di nuovo al  lavoro, e poi alle 16 tutti a casa a riposare. Io tornavo in stanza per riposare un po’ e poi giretto in paese tra le rovine archeologiche o caffè e gelato nel giardino della guest house. Cena sempre tradizionale, e dopo cena qualche volta sono stata insieme ai ragazzi a bere un tè e fumare il tipico narghilè sulla piazza del paese.

Ti è piaciuto lavorare con loro?

Moltissimo! Lo rifarei subito! Ci sentiamo spesso, gli ho detto di tenermi aggiornata sul progredire del laboratorio!

Cosa ti piace di Sabastiya e Nursf Jebeil ? E cosa no?

Di Sabastiya e Nursf Jebeil mi piace l’atmosfera rilassata e tranquilla, gli splendidi paesaggi, il buon cibo e l’ospitalità! Sicuramente un punto dolente è la pulizia delle strade.

Cosa vorresti dire a chi sostiene i nostri progetti da lontano?

Vorrei dire loro di continuare a sostenere questi progetti, le persone che partecipano a questi progetti sono persone giovani che prendono molto seriamente quanto viene offerto loro  e lo sfruttano al massimo per riuscire a crearsi un futuro. Questi progetti non aiutano solo i ragazzi che vi partecipano ma aiutano l’intera comunità in cui essi vivono, danno speranza e lanciano, anche piccoli villaggi di 200 abitanti come Nursf Jebeil, verso il mondo, verso il turismo e verso un progresso positivo.