
“40 colpi di mortaio in un solo giorno. Centinaia di feriti”: Ayham, di ATS pro Terra Sancta racconta la tragedia di Damasco
“La situazione è peggiorata ancora. Solo oggi la città di Damasco è stata colpita da almeno 40 colpi di mortaio… Da domani saremo costretti a restare nelle nostre case, muoversi a Bab Touma in questi giorni è veramente troppo rischioso”.
Il messaggio di Ayham, 26 anni, di Associazione pro Terra Sancta in Siria al collega di Milano non lascia spazio a interpretazioni. Arriva proprio nei giorni in cui ci avviciniamo al settimo anniversario dell’inizio del conflitto in Siria. Ricorda che qui la guerra non è ancora finita e che anzi in questi giorni a Damasco si sta consumando una tragedia. I media sono tornati a parlarne da qualche giorno e ieri l’ONU ha pubblicato un foglio bianco a indicare che “non ci sono parole per tanto orrore”.
Durante questi anni di conflitto, la città non aveva mai visto combattimenti così intensi e ai brevi episodi di violenza e terrore si erano sempre alternati periodi più lunghi di calma. “Dall’inizio di quest’anno però è diverso. Proprio ora – continua il nostro collaboratore – quando a Damasco si iniziava a parlare di pace e di ricostruzione, e si era tornati a guardare il cielo. Ora quello stesso cielo ci ha restituito un’ondata di terrore e la città è ricaduta nel panico”.
Ayham segue l’implementazione dei progetti di sostegno nell’emergenza di ATS pro Terra Sancta a Damasco. Qui insieme ai frati della Custodia di Terra Santa, l’associazione segue varie attività di aiuto alla popolazione locale, donando rifugio, cibo e medicine alle vittime della guerra, e collaborando con vari ospedali per fornire cure soprattutto a donne, bambini e anziani: coloro insomma che soffrono di più in questi giorni nel bagno di sangue che si sta consumando a Damasco. Uno degli ospedali con cui collabora l’associazione ad esempio, l’ospedale St. Louis, in questi giorni ha accolto più di 94 vittime di combattimenti. Tra questi, 6 erano bambini sotto i 12 anni e 9 sono sotto i 18.
“La situazione – conclude Ayham – è terribile. Le scuole sono chiuse in attesa di esiti futuri mentre ognuno di noi ogni giorno esce la mattina per andare a lavorare temendo in cuor suo di non tornare a casa la sera”.