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Aleppo. Coronavirus, padre Ibrahim Alsabagh: “Non mi aspettavo questa ulteriore tappa della nostra Via Crucis siriana”.

Giacomo Pizzi25 Settembre 2020

In occasione della festa dell’Esaltazione della Santa Croce, padre Ibrahim Alsabagh ci ha inviato una lettera per aggiornarci  sulla situazione ad  Aleppo. In questi ultimi mesi il parroco di Aleppo si è trovato ad affrontare una forte crisi per via del Coronavirus. Su cinque frati della missione quattro si sono ammalati e due sono deceduti. Solo padre Ibrahim non ha contratto il virus: “la Provvidenza ha fatto sì che potessi prendermi cura così dei due frati ancora ammalati e ho potuto seguire la parrocchia e la gente”. La Siria oggi è molto colpita dal Coronavirus. La precarietà e la mancanza di strutture ospedaliere, medicine e personale medico stanno mettendo sotto scacco il paese. Il numero dei morti sale esponenzialmente: “per diversi giorni abbiamo seppellito dieci cristiani al giorno deceduti a causa del Covid-19”. In tutta la città di Aleppo (2,5 milioni di abitanti) si stima che i morti ogni giorno arrivino a 833, un numero molto alto in confronto ad altri parti del mondo.

Le parole di padre Ibrahim stringono il cuore: “Personalmente, non mi aspettavo questa ulteriore tappa della nostra Via Crucis siriana, e non immaginavo mai di viverla. Andando ad Aleppo sei anni fa, ero pronto per incontrare i missili, la mancanza di acqua e di cibo: mai avrei pensato di affrontare, oltre tutto questo, anche una pandemia del genere!”.

Un caldo torrido con temperature che raggiungono i 47 gradi e la mancanza di elettricità per molte ore al giorno stanno mettendo a dura prova i cittadini: “Durante la notte, ci troviamo a doverci svegliare continuamente perché il caldo sembra farci “bollire” con il nostro sudore! Non c’è riposo”.

Conseguenze delle Sanzioni

Si iniziano a vedere le conseguenze delle sanzioni di cui spesso abbiamo scritto negli ultimi mesi. Da una settimana c’è pochissimo carburante, ci sono file lunghissime di automobili davanti ai distributori di benzina. La Siria oggi è completamente paralizzata, ferma per mezzi e per mancanza di lavoro. Niente benzina significa anche niente pane: centinaia di uomini e donne, talvolta l’uno sull’altro, che sin dalle prime ore del mattino attendono la distribuzione del pane per poterlo acquistare. I francescani con l’aiuto di Pro Terra Santa provvedono a fornire aiuti alimentari e coprire spese mediche e sanitarie quando le famiglie sono in difficoltà.

Il carovita cresce in modo inimmaginabile. La gente si impoverisce e si indebita per far fronte a bisogni elementari. Padre Ibrahim racconta che “persone affette da Covid hanno dovuto vendere le loro case solo per poter pagare alcune giornate di terapia intensiva in una clinica privata… Un tampone in Siria oggi costa il triplo di uno stipendio di un impiegato!”. Per questo, molte famiglie rinunciavano alle cure. L’intervento dei francescani è stato fondamentale: “solo grazie all’intervento della Chiesa, molti di loro sono ancora vivi e si stanno riprendendo lentamente”.

Poche misure di prevenzione covid in Siria oggi

Con l’arrivo di settembre e la riapertura delle scuole la preoccupazione cresce soprattutto perché sono troppo poche le misure messe in atto per tutelare gli studenti e le loro famiglie. 

Per il momento, invece, i centri di catechismo rimarranno chiusi. Padre Ibrahim sa che non può venir meno il supporto spirituale in un momento così doloroso e usa tutti i mezzi per comunicare con le persone e star loro vicino.  “Contiamo tante croci che qui ad Aleppo e le portiamo sulle nostre spalle. Queste croci condizionano in modo oggettivo la nostra vita, il nostro mangiare, il movimento e il dormire… condizionano anche il nostro respiro… – e conclude con questo insegnamento –  ma siamo beati quando accogliamo queste croci e le viviamo offrendole per amore del Signore e dei fratelli. La croce diventa la nostra gloria, il nostro vanto, la nostra vittoria e la nostra salvezza. Lo spero per voi e lo spero anche per la nostra missione francescana ad Aleppo.”