Betlemme: dopo 2000 anni, la bellezza e la semplicità di un evento che ha cambiato l’umanità

Giacomo Pizzi24 Dicembre 2018

E’ ancora tempo di Natale a Betlemme, tutta la città si illumina a festa e si fanno pulizie generali. Quello che era una volta un piccolo paese sul dorso di una collina che guarda verso il deserto di Giuda oggi è una grande città che nella sua area complessiva accoglie, nel trambusto quotidiano, quasi 200.000 abitanti. Nel cuore del centro storico antistante la Basilica della Natività, tra vecchie case arrampicate i campanili delle varie comunità orientali cristiane si illuminano a festa riflettendo le luci sulla Star Street, l’antica strada della Stella che per centinaia di anni è stata il cuore pulsante della comunità  cristiana di Betlemme e che portava i pellegrini da Gerusalemme verso la Piazza della Mangiatoia, antistante la Sacra Grotta. Gli antichi cortili e le sontuose case di pietra bianca oggi però sono abbandonati, fermi nel tempo. Gli anziani, tra i pochi rimasti raccontano una storia ricca di ricordi, di feste, di grandi famiglie che oggi sono emigrate a causa del lungo ed esasperante conflitto. Le belle terrazze comunicanti con vista sul deserto o verso la città Santa di Gerusalemme sono state occupate dalle decine di taniche d’acqua per rispondere all’emergenza idrica e che a prima vista attirano l’attenzione di viaggiatori e pellegrini che oggi visitano Betlemme. Ma le famiglie cristiane originarie di Betlemme oggi bisogna cercarle altrove, dal Cile agli Stati Uniti, dall’Europa all’Australia: il conflitto ha diviso i nuclei famigliari che hanno trovato negli anni rifugio in altri paesi con poche speranza di fare ritorno nelle case. Tra i vicoli, nelle case, nelle piazze, tra tazze di caffè o the fumanti cristiani e musulmani hanno sempre vissuto relazioni di reciproco rispetto e pacifica convivenza. Oggi sembrano essere preoccupati (e forse anche un po’ a rischio) per tutto quello che accade esternamente, e soprattutto nei paesi arabi vicini. Testimonianza concreta ancora oggi di questo rispetto e convivenza sono le scuole dei frati Francescani della Custodia di Terra Santa che offrono un proposta educativa apprezzata dalla maggioranza degli studenti musulmani e dalle loro famiglie.

Anche noi di Associazione pro Terra Sancta nel nostro impegno quotidiano cerchiamo di raccontare questa bellezza a volte perduta, ma vogliamo soprattutto stare vicini a chi rimane a custodire questi luoghi. A chi oggi, tra mille difficoltà, accoglie i pellegrini e li fa sentire a casa, tenendo viva l’eucarestia e la luce della Speranza in questa Terra martoriata. La piccola minoranza cristiana è una presenza eroica nell’attuale complesso contesto medio orientale. Una prossimità fatta soprattutto di relazione e di vera amicizia, che ci fa sentire meno soli, meno minoranza, quando vediamo le strade piene di pellegrini cristiani.

La nostra missione di carità, in questo modo, cerca di diventare strumento per servire chi ha più bisogno, ma soprattutto per cercare un’amicizia, un rapporto con qualcuno che ha necessità e desiderio di stare con te. E la risposta a un emergenza come quella idrica diventa l’occasione per andare a trovare qualcuno, sostenerlo in un bisogno concreto come quello di accedere a un acqua potabile e pulita, ma soprattutto creare un rapporto che ti fa compagnia.

Ma Betlemme è per tutti anche il luogo della Speranza, il posto dove tutti siamo nati, un luogo prediletto a cui noi tutti siamo legati e al quale tutti noi apparteniamo. Betlemme è casa nostra. Non un luogo lontano, in un Medio Oriente difficile da raggiungere e con problemi di conflitto ancor più difficili da capire, ma un luogo intimo che ci appartiene e un luogo fisico a cui apparteniamo. Come i pastori vicini o i Re Magi venuti da lontanto, ci mettiamo in cammino al buio d’inverno, affascianti da una luce o da un racconto che ci porta in un Grotta per stare vicini a una famiglia e un bambino che ci scaldano il cuore. E cosi oggi la nostra presenza a Betlemme vuole essere un gesto di vicinanza all’altro e alle persone che attraverso la carità incontriamo contenti e desiderosi di rivivere il calore di quell’incontro nello stesso luogo dove è realmente accaduto. Betlemme ancora oggi ci racconta la bellezza e la semplicità di un evento che ha cambiato l’umanità. Una storia che ci appartiene e che siamo chiamati oggi a preservare.

E buon Natale!