Betlemme: esperienza di una volontaria

Giacomo Pizzi29 Aprile 2010

Simonetta P., di Bologna, ha recentemente visitato i progetti Pro Terra Sancta a Betlemme. Dal 7 al 16 aprile, infatti, è stata ospite nella parrocchia di S. Caterina, la chiesa cattolica accanto alla Basilica della Natività. Ha visitato alcune istituzioni sociali e ha avuto modo di vivere la quotidianità palestinese in questo luogo santo, raccogliendo impressioni e idee sulle attività svolte in loco grazie al sostegno della Custodia di Terra Santa.

Racconta la sua esperienza, precisando fin da subito l’importanza di conoscere e di fare esperienza della situazione nella città di Betlemme: “Credo si debba innanzitutto cercare di comprendere lo stato psicologico ed emotivo che condiziona fortemente le azioni e i comportamenti, la vita stessa, dei residenti”. Secondo le testimonianze raccolte da Simonetta, infatti, il muro è un forte ostacolo per tutta la popolazione, non solo a livello fisico nel senso di restrizione o limite alla libertà di movimento individuale, ma anche a livello umano. “C’e chi ha addirittura coperto le finestre per non vederlo”, racconta, infatti, dopo aver conosciuto alcune famiglie palestinesi, cristiane e non, “ma anche in questa maniera l’impatto e il condizionamento psicologico è molto forte per tutti, giovani ed anziani. Senza parlare delle conseguenze economiche che la costruzione del muro ha comportato per moltissime persone che prima lavoravano a Gerusalemme.”

Tenendo conto dell’attuale situazione politica e delle difficoltà economiche di molte famiglie, le attività caritative portate avanti da sempre dalla Custodia risultano essere di fondamentale importanza. “Un arresto di tale impegno non è ipotizzabile, in quanto è ora più che mai richiesto da una popolazione ridotta di numero e generalmente impoverita. Occorre, poi, prevedere un peggioramento progressivo della situazione che non farà che allargare il numero di casi potenzialmente bisognosi di assistenza. Gli effetti della crisi finanziaria mondiale, inoltre, si sono fatti sentire anche da queste parti e le risorse sono visibilmente diminuite.”

Simonetta segnala in particolar modo l’impegno delle istituzioni cattoliche esistenti e la necessità di individuare nuove risorse e fonti di finanziamento per permettere un sostegno continuo alle famiglie in gravi difficoltà: l’assistenza sanitaria e il pagamento delle rette scolastiche sono solo alcune delle necessità dei cristiani di Betlemme. Ci sono altri servizi socio-assistenziali offerti dalla Custodia e dalla Parrocchia ad anziani, malati ed orfani. A tale proposito è ad esempio fondamentale l’azione svolta dalla Società Caritativa Antoniana di Betlemme, descritta da Simonetta con le seguenti parole: “La Società resta fedele al suo compito iniziale- rispondere ai bisogni dei più deboli e poveri e accogliere senza riserve i bisognosi, salvo disponibilità di posti e di risorse.” La Società gestisce una Casa per anziane, che accoglie 30 ospiti in gravi difficoltà e un nido d’infanzia per 45 bambini, che permette alle mamme di trovare qualche lavoretto per sostenere il bilancio familiare. A fronte dell’attuale situazione critica, nettamente peggiorata negli ultimi anni, la Società si troverebbe in una certa difficoltà economica essendo diminuite sia offerte che donazioni. Negli ultimi anni, infatti, sono calate le generose donazioni da parte di palestinesi cattolici e le numerose offerte di pellegrini e sostenitori all’estero che sostavano a Betlemme e visitavano queste istituzioni.

“In una situazione del genere vi è una forte necessità di dare ai giovani luoghi di aggregazione formativi e positivi”, spiega la volontaria. Il centro sociale della parrocchia potrebbe, infatti, ospitare queste iniziative, che la stessa popolazione locale chiede, ma occorrerebbe programmare delle attività con un forte contenuto formativo, professionale, morale e anche spirituale. Utile, a tale proposito, sarebbe l’inserimento di visite e presenze, anche per brevi periodi, di persone e gruppi che vengono dall’estero. Questo permetterebbe di portare un contributo sensibile di fraternità e condivisione, alimentando la speranza.

Simonetta conclude ringraziando ATS e la Custodia per l’esperienza: “Consiglio a tutti di fare un’esperienza come questa a contatto con la vita reale delle famiglie e della comunità di Betlemme perché è un’occasione preziosa di riflessione sui grandi temi della comunione e della fraternità, della giustizia e della pace, della dignità e dei diritti umani.“

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