Dal deserto di Giuda alle alture del Golan, un Middle East Community Program tutto al femminile

Giacomo Pizzi13 Settembre 2019

Il Middle East Community Program (MECP) 2019, quest’anno, è stato tutto al femminile: nove giovani studentesse provenienti dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e da altre università italiane hanno partecipato all’annuale programma organizzato da Associazione pro Terra Sancta in collaborazione con l’Università Cattolica che si è concluso lo scorso 7 settembre. La summer school è stata pensata appositamente per giovani curiosi affascinati dalla Terra Santa che desiderano approfondire la conoscenza della complessa realtà israelo-palestinese entrando in contatto con le comunità locali e il territorio. “Sono molto soddisfatta di aver partecipato a questo programma perché permette di capire e conoscere meglio una parte del mondo che, seppur piccola, è intrisa di cultura e problematiche da affrontare” dichiara Anna, una delle ragazze del gruppo, alla fine delle tre settimane di viaggio.

Scienze politiche e lingue per le relazioni interazionali, cooperazione allo sviluppo, ma anche lettere e psicologia: è principalmente questo il background di studi delle ragazze che si sono approcciate al MECP per vivere un’esperienza formativa vicina al loro interesse e che permetta loro di osservare questa terra, da secoli al centro della storia dell’uomo, da angolazioni differenti: dalla dimensione storico politica a una conoscenza del territorio nella sua conformazione geografica, culturale e sociale.

Ascoltando le lezioni di professori dell’Università di Betlemme, come Walid Atallah (storico) e Padre Yiad Twal (direttore delle scuole del Patriarcato Latino), o dell’Università Ebraica di Gerusalemme, come Sergio Dalla Pergola (professore emerito di demografia), o durante l’incontro con Hadas Lazar (insegnate di italiano a Tel Aviv ed esperta della cultura israeliana), le ragazze hanno ricevuto un quadro storico visto da diverse e differenti prospettive. Dal deserto di Giuda alle alture del Golan, passando per Betlemme, Hebron, Nazareth, la Samaria e la costa mediterranea, le dimensioni culturale e sociale sono state sperimentate “sul campo” con numerose escursioni in luoghi dal grande valore storico-artistico o con incontri presso associazioni e opere sociali.

Ad arricchire il viaggio è stato l’incontro con i volontari di Associazione pro Terra Sancta delle due sedi di Betlemme e Gerusalemme. Le ragazze hanno incontrato a Betlemme l’archeologa Daniela Massara per una spiegazione accurata sulla Basilica della Natività e Vincenzo Bellomo per conoscere le tante opere sociali, mentre a Betania hanno assistito a una lezione sulla valorizzazione dei beni culturali palestinesi tenuta da Carla Benelli e Osama Hamdan nell’ambito del progetto “Betania Ospitale”.

Ognuna di loro, oltre alle tante domande ancora irrisolte che questa terra suscita ogni qual volta si provi a conoscerla, tornerà con il ricordo di un volto o un racconto particolare delle tante voci ascoltate: i volontari di Operazione Colomba, la visita del confine con Libano e Siria, i bambini dell’Hogar Niños di Betlemme. “L’incontro con Sahera Dirbas, mi ha segnato molto dal punto di vista emotivo per le vicende che racconta sulle famiglie palestinesi”, ci dice Uendy. Sahera Dirbas è una regista e freelance producer palestinese originaria di Haifa, e ha presentato in un incontro alcuni spezzoni dei suoi film che hanno come obiettivo principale quello di conservare la memoria e le tradizioni palestinesi e documentare le difficoltà incontrate dal suo popolo.

“Questa opportunità di venire a contatto con chi lavora direttamente con la comunità locale ti fa entrare in contatto con persone che, nonostante tutto, hanno ancora speranza di pace” dichiara Nadia. “La sto già consigliando ai miei amici!” E infine Caterina, che ha il sogno di diventare giornalista: “Questa esperienza permette di avere una visione impareggiabile della situazione qua. Continuate così!”.