Emergenza educativa nei Territori dell’Autonomia Palestinese: il progetto finanziato dal Ministero Affari Esteri prosegue- con qualche novità

Giacomo Pizzi27 Maggio 2011

Emergenza educativaGiovanni Nannetti, “ Responsible for social and educational works” del progetto AVSI ATS a sostegno delle scuole Terra Santa, risponde ad alcune domande.

Ci sono novità riguardo al Progetto ”Sostenere l’emergenza educativa nei Territori  dell’Autonomia Palestinese” realizzato da  AVSI E ATS con il sostegno del Ministero Affari Esteri italiano? Sono cominciate le attivita’ previste?

Dal mese di marzo,  terminata una accurata revisione sul campo di tutte le attivita’ ed i lavori in precedenza inclusi nel Progetto, siamo entrati finalmente nella fase operativa, con l’inizio dei corsi di formazione e aggiornamento per insegnanti, di integrazione e supporto per gli studenti e le famiglie e l’acquisto di materiali e sussidi tecnico/didattici  e la ristrutturazione  di locali scolastici.

Quest’ultima revisione ha determinato una ricontestualizzazione dei bisogni  e la conseguente necessita’ di aggiornare  il Progetto. Per questo motivo il 20 aprile u.sc.  e’ stata inoltrata al Ministero degli Affari Esteri italiano una richiesta di variante.

Perche’ chiedere una variante per un progetto appenza cominciato?

In sintesi per tre motivi:

  • Perche’ il Progetto, presentato nel 2007  e finanziato nell’autunno 2010, conteneva dati  obsoleti sia nella descrizione e analisi dei bisogni che nella previsioni di spesa.
  • In secondo luogo perche’ il contesto socio/politico della Palestina e’ ulteriormente peggiorato a causa dei diversi  episodi di violenza subiti dalle popolazioni residenti nei Territori oggetto delle attivita’del programma. E questo ha reso piu’ urgente la necessita’ di incrementare il supporto e il sostegno alle nuove generazioni, in particolare alle scuole, che sono l’unico ambito dove realmente i giovani, pur appartenendo a diverse tradizioni culturali e  religiose, possono  vivere in pacifica convivenza e armonia. La scuola e’ forse l’unico luogo e momento della vita di questi ragazzi privo di tensioni razziali e/o religiose.
  • Infine, perche’ nell’ultimo triennio  una parte consistente delle attrezzature  e dei  lavori   preventivati  a suo tempo per le scuole beneficiarie sono stati realizzati, vista l’urgenza, attraverso il contributo di altri donatori.

E questo che cosa ha determinato? Che cosa ha introdotto di nuovo la variante di progetto?

Innazitutto ha contribuito a rafforzare l’identita’ del programma – che nasce come tentativo di risposta all’emergenza educativa – grazie alla destinazione di maggiori risorse alla formazione piuttosto che alla ristrutturazione di locali o all’equipment.

E’ aumentato il numero dei formatori, anche a causa dellòa collocazione geografica di Betlemme e Gerico, inserite nei Territori, che arreca ai professori difficolta’ e disagi nell’ottenere visti o permessi per muoversi agilmente da un’Area all’altra. Ricordiamo che il progetto si implementa su Gerusalemme, Betlemme e Gerico.

Particolare non secondario e’ poi che in molti istituti scolastici negli ultimi anni si e’ creato un consolidato rapporto di fiducia tra alcuni enti formativi o singoli docenti e scuole. E con il Progetto vorremmo valorizzare queste esperienze educative locali.

L’aumento di risorse per la formazione ha prodotto  l’incremento  numerico sia dei corsi che delle stesse scuole beneficiarie: dalle cinque scuole di Terra Santa (Terra S. Boys e S. Jospeh Jerusalem, Terra Santa Boys e S. Joseph Betlemme  e Terra Santa Gerico), siamo arrivati a quattordici, con l’entrata nel programma, come beneficiari, della Franciscan School di Gerico, De La Salle, Effeta’, Nino Hogar, Lifegate, Casa del Fanciullo di Betlemme, Magnificat e  Pilar di Gerusalemme e la Scuola Pubblica palestinese.

Estremamente significativa e’ l’apertura alla frequenza dei corsi agli insegnanti pubblici palestinesi.

Da ultimo, l’affronto della questione legata all’inserimento a scuola dei ragazzi disabili.

La scuola pubblica tra i beneficiari di un progetto che nasce per le scuole di Terra Santa? In che modo? Perche’?

Anche in questo caso abbiamo tentato di rispondere ad un’istanza pervenuta da piu’ componenti, ovvero formatori, direttori di scuola e, tra gli altri, anche da una informale richiesta del rappresentante del Ministero dell’Educazione Palestinese che era presente il 18 gennaio u.sc. in Gerusalemme alla presentazione ufficiale del Progetto Mae.

Ci e’ sembrata un’occasione importante ed unica di apertura,  confronto, conoscenza  e  collaborazione vera, di poter contribuire a favorire una reale possibilita’ di lavorare insieme per un bene comune, tra persone di esperienze culturali e religiose profondamente diverse ed avendo come oggetto l’educazione, prezioso ed essenziale patrimonio di tutti, elemento decisivo per la vita di una societa’.

Per questo abbiamo dato la possibilita’, ai docenti della scuola pubblica palestinese e d’intesa con i loro funzionari, di poter frequentare i corsi di metodologia d’insegnamento di Matematica, Scienze, Inglese, Arabo e Pedagogia Speciale, organizzati nell’ambito del nostro programma.

Come si colloca nel vostro programma la questione della disabilita’?

Reincontrando i responsabili delle scuole e gli insegnanti, ci siamo resi conto che nel programma precedente non erano stati sufficientemente previsti corsi o specifici momenti formativi destinati alla conoscenza e alla comprensione del fenomeno disabilita’ nella scuola, in particolare all’accoglienza e all’inserimento del ragazzo disabile. C’ e’ sembrata una lacuna per un contesto come quello palestinese che vede il fenomeno significativamente esteso e non adeguatamente affrontato nei suoi aspetti conoscitivi,  assistenziali e riabilitativi.

Cosi’ e’ emersa la volonta’ dei soggetti partecipanti (team progetto, scuole, formatori, consulenti ), di iniziare ad affrontare la tematica attraverso un percorso di formazione rivolto a un gruppo di insegnanti nella prospettiva che questi, al termine del corso triennale, possano divenire nella propria scuola  i  riferimenti locali per tutto quello che riguarda la conoscenza, l’accoglienza e l’inserimento del ragazzo disabile, evitandone qualsiasi esclusione.

Per il raggiungimento di questo obiettivo arduo siamo grati di avere  con noi nello staff del Progetto un consulente locale d’eccezione, il Prof. Sami Basha, docente di Special Education alla Hebron University.

Grazie ai suggerimenti del Prof. Basha, grande conoscitore del fenomeno e di particolare sensibilita’ umana, sta per avere inizio una campagna di informazione sulla disabilita’ nella scuola, che prevede, tra l’altro, due conferenze tematiche internazionali annuali, e, alla fine del prossimo mese di giugno, il concorso “Tu sei uno di unoi”, riservato ai ragazzi delle scuole beneficiarie del progetto, che sono invitati a scrivere una storia sul tema. Il migliore eleborato sara’ premiato, tra l’altro con la realizzazione di un mini video animato di tre minuti e mezzo realizzato dai ragazzi della associazione Zaituna di Gaza.

Considerata l’importanza della questione sono stati avviati numerosi contatti con istituzioni universitarie (Hebron, Birzeit, docenti dell’Universita’ Cattolica S.C. Milano) e con i ministeri palestinesi interessati, cosi’ come con taluni Enti italiani specializzati nella disabilita’ e che vorremmo coinvolgere nelle attivita’.

C’e’ qualche altra novita’ che vale la pena citare?

Sicuramente la maggiore attenzione posta al tema dell’ambiente, dove ci stiamo avvalendo, tra gli altri, della collaborazione dell’ing. Mazzucchelli, professionista italiano che da anni realizza anche con AVSI progetti in campo ambientale, in particolare sulle risorse idriche e naturali, con particolare riguardo al recupero architettonico e culturale delle aree oggetto degli interventi ed attivita’  formative per i giovani sulle tematiche dell’ambiente concepito come luogo di interazione globale e relazione uomo/spazio/natura.

Da ultimo, ma solo in ordine cronologico perche’ e’ uno dei fondamenti del progetto, nella speranza di poter lasciare agli insegnanti beneficiari del programma oltre all’aggiornamento professionale anche un contributo per andare fino alla radice della proposta educativa, e’ stato inserito uno specifico corso sul “rischio educativo”, che AVSI, in collaborazione con la Federazione Opere Educative gia’ ha sperimentato con successo in altri Paesi del mondo.