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Emergenza terremoto: le storie di chi l’ha vissuto

Giacomo Pizzi15 Febbraio 2023

E’ passata più di una settimana e ancora non sono state estratte tutte le vittime di questo terremoto dalle macerie. In questi giorni il nostro staff sta aiutando senza sosta le popolazioni di Aleppo, Latakia, Knayeh e Yacoubieh. I centri di emergenza accolgono ogni giorno più di 4000 persone attraverso la fornitura di cibo, medicine, coperte e altri beni di prima necessità.

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Tra le persone aiutate c’è Youssef che sta in piedi impalato, una kefia al collo legata alla vecchia maniera, il qahwe (caffè in arabo) in mano e lo sguardo perso nel nulla.  Pensa al suo ristorante, alla sua casa tra gli ulivi a Knayeh, quella casa che ora non c’è più.  Non c’è più il ristorante che faceva 200 coperti al giorno, e gli ulivi o tagliati, bruciati, o distrutti. “Avevamo una casa sulle colline a Knayeh, speravamo di tornarci un giorno, ma non ha retto le scosse ed è venuta giù“, racconta. Quando erano fuggiti nel 2018 avevano trovato in affitto a poco un piccolo appartamento di un condominio che dava sul mare. Era piccolo l’appartamento di Latakia, ma quando i ragazzi sono partiti per andare all’estero, gli era sembrato così grande.  Eterno sfollato Youssef, gli hanno rubato la casa e la terra ora l’ha distrutta e nella seconda non può rientrare mai più. Oggi si trova nel nostro centro di accoglienza, accetta le nostre coperte mentre sogna un futuro migliore”.

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Ad Aleppo il cuore di Ibrahim ha tremato di nuovo. Ha pianto tutte le lacrime dei suoi piccoli occhi ciechi. Non ha mai visto il mondo Ibrahim, ne ha solo sentito i rumori, ne ha percepito tutti gli odori, e ha imparato che al tatto alcune cose pungono, altre invece sono soffici, come gli abbracci. Gli abbracci, li ricordava uno ad uno. Anche perché non ne aveva ricevuti tanti nei suoi sei anni il piccolo Ibrahim.

Pur avendone vissute tante, solo un’altra volta durante la guerra gli era capitato di essere così terrorizzato.  Quando c’è stato il terremoto era rimasto immobile e tutto era crollato, nella bocca la sabbia, nel naso la polvere. Sapore di sangue in bocca e poi silenzio e pioggia. E’ corso subito al nostro centro, cercando riparo, cibo, e un po’ di conforto.

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Farida ha cinque anni appena con la testa e le braccine tra i detriti, sposta e rovista con gran foga.

Cerca Farida, poi tira. Quindi rotola giù dalla collina di macerie e risale; è troppo prezioso il tesoro per poter mollare così facilmente. Agguanta l’oggetto e tira di nuovo, la faccia sporca di polvere i suoi cenci inzuppati di terra e di zucchero e di spezie che nella casa portavano sapore. Fruga ancora Farida, tira di nuovo a più non posso, finché finalmente conquista la tanto agognata copertina in lana, bloccata tra massi e ferrame. Non ha più i genitori, oggi l’abbiamo accolta nel nostro centro di Latakia, dove le abbiamo regalato una coperta nuova, oltre al cibo e a quello che serve in questo momento.

Continuiamo a cercare, a sperare di trovare persone ancora vive sotto le macerie del terremoto. Per poi ricominciare a costruire, come abbiamo sempre fatto.

Contiamo, ancora una volta, sul vostro aiuto