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Galilea. Il nostro viaggio tra i santuari vuoti

Giacomo Pizzi16 Dicembre 2020

Un bellissimo racconto di viaggio in Galilea dei volontari del Servizio Civile Italiano, in collaborazione con lUniversità di Bari e la Cooperativa Icaro. Ecco cosa è successo:

Il nostro viaggio è partito da Nazaret, accompagnati da Vincenzo Bellomo, responsabile dell’ufficio Pro Terra Sancta di Betlemme. Dopo una visita d’obbligo alla Basilica dell’Annunciazione, abbiamo deciso di perderci tra le strade della città vecchia di Nazareth, dove per caso ci siamo imbattuti in un’accademia di moda fondata da un ragazzo palestinese che, dopo aver studiato moda in Italia, ha deciso di insegnare il mestiere ad altri giovani palestinesi aprendo un atelier coloratissimo che sembra far parte di un mondo distante.

Il Lago di Tiberiade e l’Alta Galilea

La sera ci siamo spostati sul lago di Tiberiade e abbiamo raggiunto la struttura che ci ha ospitati: una residenza delle suore di Tabga, accanto al santuario del Primato di Pietro, un luogo immerso nella natura che è davvero bellissima qui in Galilea. Da lì, il giorno successivo abbiamo raggiunto Cafarnao dove, in tenuta da lavoro e a bordo di un trattore, ci ha accolti Fra Luca Panza. Fra Luca è un simpatico frate bergamasco che, dopo anni spesi a servizio degli ultimi, ha accolto la chiamata a ricoprire un ruolo un po’ diverso, ovvero quello di custodire un luogo, un santuario, prendendosi cura di una comunità itinerante composta per lo più da pellegrini.

Dopo esserci riempiti gli occhi delle bellezze dei due parchi naturali dell’Ayuna Valley e della Hula Valley, al tramonto abbiamo visitato Misgav Am, un kibbutz nell’Alta Galilea esattamente al confine con il Sud del Libano. Lì abbiamo incontrato il fondatore dell’Educational Tourist Center, il quale, in un modo del tutto sui generis ci ha voluto offrire la sua narrativa, lasciandoci tante domande.

Ritorno a Gerusalemme passando per il Monte Tabor

Un incontro che, al contrario, delle risposte ce le ha date e che ci rimarrà nel cuore è stato quello con Fra Ricardo Bu Galilea-viaggio

stos, sul monte Tabor, il quale, con il suo racconto della bellezza artistica e storica del luogo ci ha riportati indietro nel tempo.

Prima di rimetterci in cammino per Gerusalemme, una breve ma intensa sosta ad Haifa, dove abbiamo incontrato Gabi Kalak e abbiamo goduto di una vista della città dal Monte Carmelo. Gabi è una guida arabo israeliana che oggi, a causa delle chiusure e del blocco dei flussi turistici, si trova senza lavoro. Così ci ha parlato della sua Haifa e di come per lui, originario di Gerusalemme, e per tanti altri come lui, rappresenti un posto dove sentirsi liberi e dove poter ricominciare.

I problemi causati dal Lockdown in Galilea e l’esperienza in Terra Santa

Il sentimento che ci ha accompagnato durante questi tre giorni è stato quello di profonda gratitudine. Perché alla fine di un secondo lockdown e quasi al termine del nostro anno di Servizio Civile, che è stato molto diverso dalle nostre aspettative iniziali, visitare certi luoghi e avere l’opportunità anche solo di scambiare due chiacchiere con chi li abita e custodisce, ci ha fatto sentire dei privilegiati.  Questi stessi luoghi, di norma gremiti di pellegrini, che contano oltre 6.000 ingressi al giorno, oggi, a causa della pandemia sono quasi completamente deserti.

Da un lato questo è molto triste e lascia un senso di nostalgia, soprattutto per le tante persone per cui la Terra Santa rappresenta un sogno e il viaggio della vita e per chi quei luoghi li ha sempre visti vivi grazie alla presenza dei pellegrini. Dall’altro lato, però, come ci è stato raccontato dai frati, questa pausa forzata ha dato la possibilità di riscoprire il senso del proprio servizio e di ricaricare le pile per un futuro ritorno alla normalità con la speranza di poter accogliere con ancora più forza ed entusiasmo il ritorno dei pellegrini. Forse anche per noi questi giorni in Galilea hanno avuto il medesimo significato: una pausa dalle preoccupazioni e dalla stanchezza di un anno non facile, ma carico di emozioni ed esperienze di cui far tesoro.

Tirare le fila di questo breve viaggio non è facile. Sono stati solo tre giorni, dove forse sarebbe stato impossibile vedere tutto quello che questi luoghi offrono, soprattutto in una situazione in cui molti siti e santuari sono ancora chiusi al pubblico.  Però ancora più importante e formativo non è stato “visitare luoghi”, ma “incontrare volti” e le loro storie, anche quelle da cui ci sentiamo più lontani. Per noi da oggi Cafarnao sarà l’accoglienza e il temperamento di Fra Luca, il Tabor il sorriso e l’entusiasmo di Fra Ricardo, Haifa la gentilezza disarmante di Gabi e Tabgha le confidenze e le risate con i nostri compagni di viaggio.