Padre Romanelli

La tragedia di Gaza: la testimonianza di padre Romanelli

Jacopo Battistini20 Ottobre 2023

“I bombardamenti, l’isolamento e la mancanza di tutto rendono difficile la vita di tutti i giorni. Molti hanno perso i propri cari, ci sono migliaia di morti e migliaia di feriti, molti hanno perso le proprie case, le attività, tutto.” E’ preoccupato padre Gabriel Romanelli, il parroco di Gaza bloccato a Betlemme, mentre parla della “sua” Striscia, dove ieri sera non è stato risparmiato dai bombardamenti neanche il complesso della chiesa ortodossa di San Porfirio. Si tratta della più antiche chiese al mondo, fondata quasi 1600 anni fa, che in queste drammatiche ora ospitava centinaia di sfollati nei suoi edifici parrocchiali, colpiti dai bombardamenti israeliani. La conta dei morti e dei diversi feriti è ancora in corso.

La chiesa di San Porfirio

Nessuna tregua, dunque, per Gaza, uno dei luoghi più densamente popolati al mondo. Grande poco meno della provincia di Monza, ospita quasi il triplo dei suoi abitanti, avendo una popolazione di 2.3 milioni di persone. Di queste il 40% sono minori di 15 anni. Questo è il luogo dove da giorni imperversano i bombardamenti israeliani, scatenati a seguito dell’attacco lanciato da Hamas ai danni di Israele lo scorso 7 ottobre.  I cristiani nella striscia sono una comunità piccolissima circa 1000 persone e la comunità cristiana cattolica di Gaza conta poco più di duecento individui, concentrati intorno ad unica parrocchia. Alla guida di questa piccola comunità c’è proprio Gabriel Romanelli, sacerdote sudamericano che ormai da anni vive con questa piccola comunità in uno dei luoghi del mondo con le più dure condizioni di vita. Allo scoppio della guerra Romanelli si trovava a Roma per la cerimonia di creazione a Cardinale di Pierbattista Pizzaballa, ed è rimasto bloccato a Betlemme, impossibilitato a rientrare nella Striscia per via del blocco imposto da Israele a tutti gli ingressi e, ovviamente, a tutte le uscite dalla striscia. Dalla culla della cristianità manda a singhiozzo alcuni aggiornamenti. “Le persone in tutta la Striscia di Gaza sono disperate e cercano qualsiasi luogo che possa sembrare loro più sicuro. Tutto è sovraffollato. E molte persone vagano per le strade con i loro figli e poche cose al seguito, cercando rifugio. La guerra distrugge tutto. Preghiamo per la sua fine.” Così continua la descrizione di quello che sta succedendo ai suoi parrocchiani: “Non c’è un luogo sicuro dove stare o ripararsi”. Gaza è sprovvista di rifugi adeguati contro i missili e spesso la comunità non può fare altro che barricarsi all’interno delle già affollate strutture parrocchiali.

La devastazione nei territori della Striscia di Gaza

A Gaza Israele ha imposto lo stop non solo alle forniture di cibo, ma anche alle forniture di acqua ed energia elettrica rendendo difficile a Padre Romanelli rimanere in contatto con la sua comunità.

In questa situazione drammatica le comunità cristiana e la comunità musulmana di Gaza continuano a vivere insieme, aiutandosi gli uni gli altri: “La collaborazione con la gente del quartiere è buona e costante, come avviene di solito a Gaza. Cristiani e musulmani vivono insieme a Gaza.” E assicura: “Continuiamo a pregare molto per loro e per tutti gli abitanti di Gaza, musulmani e cristiani, che in questi giorni vivono come sfollati e rifugiati.” La situazione drammatica accomuna tutti gli abitanti della striscia, cristiani o musulmani che siano.

“Tutta la comunità cristiana sta bene. Nella grazia di Gesù, come mi piace ripetere.” Così Padre Gabriel ci rassicura sulle condizioni di salute della sua comunità, così come sullo stato di salute del viceparroco e delle suore del Rosario di Gerusalemme che da anni lo affiancano nella sua guida pastorale.

“Desidero ringraziare ancora una volta, a nome di tutti, per l’enorme quantità di preghiere, messaggi, chiamate, richieste di interviste e note. Migliaia e migliaia.” A cui, però, l’assenza di connessione ed elettricità rende molto difficile rispondere. “Vi supplichiamo di continuare a pregare affinché il Signore ponga fine a questo calice di dolore, in virtù della forza e bontà della Sua Passione salvifica.”