Il cardinal Bagnasco in visita con noi ad Aleppo: “un segno di speranza per tutti”

Giacomo Pizzi27 Settembre 2019

Aleppo. Le macerie si calpestano facilmente a Wartan, un quartiere di frontiera teatro di violenti scontri. Le luci di un tiepido tramonto accompagnano un piccolo corteo che si snoda tra le vie della città. La cornice è triste: case e palazzi distrutti dalla guerra, mentre il suono dei tamburi riempie quelle stanze rimaste vuote da anni. A camminare tra i detriti, scortati dagli scout della parrocchia latina, un gruppo di politici locali, che quasi tengono per mano vescovi e cardinali. Non parlano, osservano con occhi lucidi ciò che rimane di un enorme complesso gesuita razziato dalle milizie di Jabhat al Nusra. Nella cappella, un crocifisso con le braccia spezzate era diventato negli anni il simbolo della sofferente comunità cristiana di Aleppo. Oggi la cappella è crollata, assieme a metà dell’edificio. Nel cortile arriva, con le preghiere che ciascuno conosce, questo insolito corteo. Lo accolgono gli applausi di più di 2000 persone. Sono i cristiani rimasti.

Vogliono fare festa, celebrare la rinascita della città. Tra loro, come un amico, anche il cardinale Angelo Bagnasco, in visita alla città martire. “Ho scoperto una città sofferente, ma con una grande vitalità”. Il presidente dei vescovi europei ha accolto l’invito della comunità cristiana e ha trascorso qualche giorno in mezzo a loro, senza risparmiarsi, e dove ha potuto vedere “il gravissimo peso delle sanzioni internazionali che rendono impossibile la vita delle persone”.

“Le comunità sono molto diminuite – prosegue – ma sono anche più coese, sia all’interno dei singoli riti che a livello generale, segno di una presenza che è un lievito per tutto il Paese”. L’arcivescovo di Genova è arrivato in Siria per visitare i progetti della Custodia di Terra Santa finanziati attraverso l’Associazione pro Terra Sancta, che negli anni li ha implementati e rendicontati. Iniziative umanitarie che lui stesso, quando era presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha contribuito a finanziare. “I vescovi italiani hanno aiutato molto in questi anni la comunità di Aleppo, prosegue il cardinale ligure, e in questi giorni ho visto le realizzazioni in atto, che sono molto puntuali e necessarie per dare sollievo alla popolazione. A partire dalle case ricostruite, ma anche i piccoli progetti che hanno dato un lavoro ai tanti che ne erano rimasti senza”. Una piccola goccia per colmare la sete di vita della popolazione, specialmente cristiana, su cui l’arcivescovo torna a parlare: “La presenza cristiana in Siria e in Oriente è un valore a cui la Chiesa non può e non deve rinunciare. E’ un luogo dove veniamo continuamente rigenerati, come dice spesso il santo Padre parlando di questo polmone d’Oriente”.

Qualcosa che anche il cardinale genovese ha sperimentato in questi giorni ad Aleppo: “Ho incontrato alcune famiglie la cui casa è stata ricostruita. Ho visto nei loro occhi una grande gioia. Ho visto, nelle fatiche, una grande dignità e una grande fiducia. Torno a casa dopo aver visto che è possibile ricostruire. Per questo motivo i cristiani non devono arrendersi o pensare che la Siria non abbia futuro. Tutt’altro”.