osama anfora

In ricordo di un amico

Andrea Avveduto16 Febbraio 2024

Nelle scorse settimane è salito al Cielo un nostro collaboratore, un compagno di viaggio, un amico. Osama Hamdan, direttore del Mosaic Center di Gerico e responsabile di tanti nostri progetti per la salvaguardia del patrimonio culturale. Ha dedicato gran parte della sua vita alla conservazione dei Luoghi Santi, lavorando con noi per la cura di Betania, di Sebastia, del Dominus Flevit, della Basilica del Getsemani e in questi ultimi mesi del Santo Sepolcro.

Decisivo per la sua vita fu l’incontro con padre Michele Piccirillo. Con lui decise di dare vita a un centro di formazione professionale per aspiranti mosaicisti palestinesi, il Mosaic Centre. Un luogo dove l’antica tradizione del mosaico venisse preservata e tramandata. Così è successo. La conservazione della bellezza era diventata la sua vita. Lui da musulmano, si era innamorato dei luoghi cristiani e non solo, lavorando in tante chiese e sinagoghe. ”Perché questo – diceva – significa conservare l’identità e l’appartenenza di un popolo al suo Paese. La Palestina è un insieme di civiltà e il nostro compito è proprio quello di conservare questo bel mosaico. E su questa scia desideriamo formare anche i giovani palestinesi. Perché il patrimonio appartiene a loro. Dobbiamo insistere anche sull’educazione, perché avere questa consapevolezza nasce da un’educazione ricevuta. Ѐ l’unico modo perché questo lavoro di conservazione crei benessere e benefici”. Con Pro Terra Sancta la collaborazione era diventata stretta, sempre più feconda. A volte spigoloso, ma sempre sincero. Osama ha lavorato con noi fino agli ultimi giorni della sua vita, nonostante il male che lo aveva preso negli ultimi due anni. Non ha mai smesso di dare indicazioni ai suoi collaboratori, di telefonare, di progettare. Il suo attaccamento alla vita era intenso, totale. Anche negli ultimi mesi, quando ormai faceva fatica a camminare, non si stancava di passeggiare nel terrazzo di casa, per allenarsi, tenersi in forma, tenersi vivo.

Gli scontri iniziati il 7 ottobre lo avevano provato. La malattia era già a buon punto, ma non si rassegnava, e con la sua voce – diventata più flebile – ripeteva le parole che sono diventate negli anni un manifesto di vita: “Il patrimonio culturale è uno strumento importante per servire il dialogo e la pace. Dobbiamo continuare a vivere, a creare lavoro e segni di speranza. La vita deve continuare, sempre”.  E noi oggi sentiamo il dovere di continuare su questa scia, assieme ai tanti ragazzi coinvolti, a custodire il patrimonio culturale in Palestina, a educare al bello come punto di possibile unità tra le comunità che abitano questa terra.

Manca Osama, e mancherà ancora ai tanti che lo hanno conosciuto e incontrato. Al lavoro, ma anche alle cene nella “sua” Gerico, dove nella vecchia casa di Giuseppe Dossetti amava trascorrere le serate.  Diceva così, durante una delle tante interviste che gli abbiamo fatto: “Una vita bella si esprime anche attraverso la cultura e l’arte, due aspetti imprescindibili dell’uomo”. E la sua, possiamo dirlo, è stata davvero una bella vita, nonostante le fatiche e le sofferenze che ha vissuto. Una vita vissuta pienamente, perché tutta alla ricerca di quella Bellezza. La Bellezza che ha contribuito a conservare. La Bellezza che oggi può vedere, splendente come non mai, dritta negli occhi.