Basilica del Getsemani

La Basilica del Getsemani torna visitabile in tutto il suo splendore

Giacomo Pizzi6 Novembre 2013

Dopo 18 mesi di lavoro la basilica del Getsemani torna ai suoi antichi splendori: i restauri dei preziosi mosaici sono terminati, e i 5000 pellegrini che ogni giorno visitano a Gerusalemme la chiesa dell’Agonia potranno di nuovo attardarsi tra le antiche navate col naso all’insù, immersi in un’ambientazione notturna rafforzata proprio da quei mosaici dove, su uno sfondo azzurro cupo, si accende il cielo stellato incorniciato tra i rami d’ulivo.

La grande basilica del Getsemani dalle 12 volte progettata dall’architetto italiano Antonio Barluzzi con il contributo di diversi paesi in tutto il mondo (da cui il nome “Basilica delle Nazioni”) venne terminata nel 1924 e da allora non venne mai restaurata. Per questo la Custodia di Terra Santa ha deciso – costretta anche dai segni che il tempo ha lasciato ben impressi sulle volte della chiesa – di rimettere a nuovo uno dei luoghi più importanti di tutta la cristianità, a pochi passi dall’orto santo dove tutto concorre a rievocare la scena notturna di quel giovedì di Pasqua, quando tra le fronde degli ulivi e al chiaro di luna, Gesù patì l’agonia e l’abbandono alla volontà del Padre.

“I francescani avrebbero potuto affidare il progetto a maestranze giunte dall’estero – afferma Carla Benelli, responsabile dei progetti culturali di ATS pro Terra Sancta – ma hanno scelto di investire nella formazione di giovani locali palestinesi”. Sei ragazzi di Gerusalemme est, dei quali ben cinque sono musulmani, sono stati guidati durante questi mesi da due formatori provenienti dal Mosaic Centre di Gerico. E hanno così imparato a lavorare su mosaici di grande valore artistico. “Affidare il restauro della basilica vicino all’orto degli ulivi a dei ragazzi musulmani è stata una bella sfida – continua Benelli – ma si sentono grati e orgogliosi di aver partecipato a quest’opera di conservazione”.  Oltre ai segni del tempo, vengono a galla anche quelli della Storia recente. Sul maestoso mosaico del timpano, dove è raffigurato Gesù come mediatore tra Dio e l’umanità, sono stati rintracciati i segni dei proiettili sparati sulla facciata durante la guerra dei sei giorni nel 1967. Il progetto ha ottenuto il supporto del Palestinian Municipalities Support Program (PMSP) del Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme, del Comune di Rovereto, della Fondazione Opera Campana dei Caduti e della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.

Il Custode di Terra Santa e presidente di ATS pro Terra Sancta p. Pierbattista Pizzaballa ha più volte sottolineato l’importanza e la valenza educativa di questo lavoro. Più di mille bambini di Gerusalemme, tra gli 8 e i 12 anni, sono venuti in questi mesi a visitare la chiesa, aperta proprio per loro durante gli orari di chiusura, dalle 12 alle 14. Tanti non erano a conoscenza di questo patrimonio dell’umanità, conosciuto e venerato da più di un miliardo di persone. “Mentre vanno a scuola, la mattina, i bambini vedono file di pullman in coda che fanno scendere i pellegrini e si chiedono: perché proprio lì?”. I frati francescani hanno pensato così di favorire le visite scolastiche per far conoscere ai piccoli eredi di questo patrimonio una chiesa che appartiene anche a loro, bambini musulmani e cristiani. “Il più delle volte rimangono sbalorditi nel vedere un posto così bello e così vicino a casa loro, nel cuore della Gerusalemme est”. Non l’avrebbero mai immaginato. Tanto che una bambina musulmana alla fine del tour ha chiesto ai frati: “posso tornare anche con i miei genitori?”.