La piscina di Bethesda e la chiesa di Sant’Anna: seguire le orme di Gesù e Maria

Amy Rodriguez10 Settembre 2021

Alla fine di Via Dolorosa, a pochi passi dalla Porta dei Leoni, c’è una porticina di legno che apre su un giardino rigoglioso, con grandi alberi e capitelli antichi sparsi attorno a mo’ di decorazione. 

Ad aspettarci c’è padre Pol, missionario in Africa per tanti anni che, da altrettanti anni, vive e veglia sul complesso di Sant’Anna, una grande chiesa di epoca crociata con annesso un seminario e un sito archeologico fra i più importanti di Gerusalemme: le piscine di Bethesda

Pol, originario del Belgio, fa parte dei Padri Bianchi, un ordine missionario fondato dal francese Cardinal Lavigerie ad Algeri caratterizzato dalla tipica tunica candida e da una missione molto specifica: evangelizzare le popolazioni dell’Africa settentrionale. 

La chiesa e il sito sono gestiti da loro ma una volta all’anno, in occasione della natività di Maria, i francescani vi celebrano messa seguendo la liturgia in francese. L’acustica della chiesa è straordinaria, ve lo possiamo assicurare, e l’esperienza è sicuramente da fare. 

Rendere la Bibbia tangibile 

I canti solenni però sono già un ricordo: Padre Pol, armato di bastone e cappello a falda larga, un anziano ma arzillo esploratore, ci conduce verso il deposito del museo che ospita i reperti trovati durante gli scavi archeologici. 

Tanti ossuari di pietra impreziositi da abili scalpellini, due sarcofagi bizantini in piombo decorati con croci, ex voto raffiguranti parti anatomiche: con un solo sguardo si riesce a leggere l’intera storia del luogo santo. 

“Scopo di ogni nostra ricerca in questo luogo è uno solo: rendere la Bibbia tangibile”, spiega padre Pol mentre accende una vecchia lampada da scrivania e inizia a sfogliare un articolo preso dalle quattro grandi pile di volumi che ci ha preparato come bibliografia. 

Vi risparmiamo nomi, date di pubblicazione e annotazioni scientifiche. Diciamo solo che, dall’inizio delle ricerche nel 1865, con i lavori di restauro e gli scavi archeologici diretti da Monsieur C. Mauss, fino al 2002, molto è stato detto e pubblicato, soprattutto sulle piscine di Bethesda. 

Una o due piscine? 

Piscine. Parliamo al plurale e non è un errore. La valle dove sorge il complesse di Sant’Anna è da tempi immemori usata per raccogliere le acque piovane, tant’è che viene identificata come il sito della “piscina probatica” descritta nel Vecchio Testamento. “Probatica perché usata per lavare gli agnelli che passavano dalla Porta delle Pecore qui vicino e venivano destinati ad essere sacrificati al Tempio”, spiega padre Pol. “Probates” significa “pecore” in greco. 

L’evangelista Giovanni riporta che, in certi momenti, un angelo discendeva nella piscina e agitava l’acqua. Subito dopo, il primo che vi si bagnava, veniva guarito da ogni male. Bethesda infatti significa “casa della Misericordia” ed è proprio misericordia e guarigione che cercavano gli invalidi che si affollavano qui, presso le due piscine.

Non è facile capire quale delle due fosse la piscina probatica e quale quella di Bethesda o se fossero distinte tra loro, ma una cosa è sicura: le due piscine, monumentalizzate al tempo di Erode il Grande (I sec. a.C.), sono state costruite contemporaneamente, lo confermano gli archeologi. 

Da piscina a tempio pagano

La piscina a nord era usata per la raccolta e la decantazione dell’acqua. La piscina a sud, caratterizzata da tre rampe di gradini, quasi come un mikveh, ossia un bagno rituale ebraico, era destinata ai pellegrini che volevano immergersi, purificarsi ed essere risanati. 

I due bacini sono separati da una grande diga con dei canaletti. Questi ogni tanto venivano aperti e immettevano acqua pura nella piscina destinata i bagni rituali. Questa caratteristica potrebbe spiegare perché Giovanni parla di “agitazione” dell’acqua. 

Anche i romani consideravano il sito miracoloso e, a seguito della rifondazione di Gerusalemme come Aelia Capitolina da parte di Adriano, vi fu edificato un tempio dedicato a Serapide, o Asclepio, la divinità pagana della guarigione. 

Nel tempio, situato sotto la basilica bizantina, sono stati ritrovati una colonna decorata con un serpente (il simbolo di Asclepio, che noi oggi ritroviamo in farmacia) e molti ex voto. Il più bello di questi è forse un piede destro con una dedica in greco: i pellegrini venivano da lontano per guarire. 

La basilica bizantina 

Durante l’epoca cristiana, sopra le piscine venne costruita una basilica con un grande atrio mosaicato sospeso sopra le acque grazie a quattro pilastri. “Per l’epoca doveva essere un progetto architettonico sensazionale!”, dice entusiasta la nostra guida indicando i tasselli di mosaico che ancora si vedono. 

Finemente decorato anche il Martyrion posto a nord della Basilica, destinato a conservare le reliquie più preziose. Una fedele riproduzione della pavimentazione colorata è stata fatta dal Mosaic Centre di Gerico ed è ora parte della nuova sala di preghiera posta dietro la chiesa. 

È durante il VI secolo d.C. che nasce la tradizione, sostenuta dal protovangelo di Giacomo, datato al II sec. d.C., secondo la quale la casa di Anna e Gioacchino si trovasse qui, a poca distanza dalle piscine. 

Dov’è la vera piscina di Bethesda? 

Poco dopo, nel 614 con l’invasione persiana, la basilica che ricorda il miracolo fatto da Gesù e le origini di Maria viene gravemente danneggiata. 

Una sola navata viene ricostruita e, nel periodo successivo, la grande basilica viene trasformata dai crociati in un monastero con una cripta e due cisterne coperte da una volta con 5 archi per richiamare Giovanni: “ V’è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici”. 

“I cattolici greco-ortodossi non hanno dubbi”, esordisce Pol facendo strada verso le cisterne con una torcia, “e quando vogliono vedere la piscina di Bethesda vengono direttamente qui”. C’è ancora acqua qui sotto e la torcia non basta a vedere il fondo della cisterna, 35 metri più in là. 

La chiesa di Sant’Anna 

È tempo di risalire e visitare la chiesa romanica costruita sopra la casa di Anna e Gioacchino, identificata nella cripta sotto l’abside alla quale i fedeli potevano accedere con una scaletta anche durante il regno di Saladino, periodo durante il quale la chiesa fungeva da madrasa, scuola di legge coranica. 

Sulla facciata, di gusto orientale, ancora si legge la dedicazione in arabo. Da questo edificio, sono passati personaggi femminili illustrissimi, oltre ad Anna e Maria: Arda, la principessa armena moglie di Baldovino, vi fondò una piccola chiesa e Melisandra, figlia di Baldovino e regina di Gerusalemme, ne fece un convento per suore. 

Piccola curiosità: queste suore erano proprietarie di alcuni negozi in città e ancora oggi, strizzando gli occhi, si possono vedere alcune chiavi di volta incise con “Sant’Anna”. 

L’ambiente austero ma maestoso della chiesa ben si addice a ricordarci del suo passato glorioso, il suo essere stato luogo di guarigione, un posto dove è avvenuto un vero miracolo che è legato tanto a Gesù quanto a Maria. 
Un saluto veloce alla nostra guida d’eccezione e siamo nuovamente catapultati tra i tuk tuk che sfrecciano in Via Dolorosa, qui nella Città Santa dove è impossibile non seguire i passi di Cristo, dove ogni pietra racconta una storia di Fede. Basta guardare. E ascoltare.