"Takkè" dice Afifeh, ogni volta che sente il rumorino delle sue articolazioni che vengono mosse. Lei ha più di novant’anni ed è una delle più anziane ospitate nella struttura. “All’inizio lei mi diceva in arabo bukhra thigi – racconta lui - poi ho capito che mi diceva "Torni domani?" e mi ha davvero commosso perché vuol dire che ho lasciato qualcosa”. Quando si avvicina a salutare altri pazienti, alcune donne gli baciano le mani e se le portano alla fronte, un gesto tipico qui, rivolto ai sacerdoti delle chiese orientali ma che ora è rivolto a lui come ringraziamento per quelle mani che alleviano le sofferenze. “Nel rapporto medico-paziente il rapporto umano è tutto - spiega lui - specialmente in una casa di riposo dove il paziente è sempre a letto. Ma il momento umanamente più gratificante è il pasto perché sai che dandogli da mangiare gli stai dando la vita!”.
Ciò che più ha colpito Mattia di Betlemme è l’accoglienza della gente: amici, lavoratori e pazienti che lo hanno fanno sentire come un figlio. Così come figli sono i suoi piccoli pazienti dell’Hogar.
Prendendo in braccio Duah, una bellissima bambina di 5 anni che ne dimostra due, spiega “faceva fatica a stare seduta, invece adesso dopo un anno di lavoro sta in piedi e con un minimo supporto cammina”. Molti di loro sono affettuosi con lui e a volte non a parole, proprio come Marcellino (Mohammad di
nome). Lo ha conosciuto a La Chreche, non parla forse a causa di un trauma, ma corre e sorride sempre, e prende la mano di chi si avvicina per dirgli di seguirlo e giocare con lui.
“Con gli anziani e con i bambini ti rendi conto che il risultato non è l’unica cosa che conta quando ci sono problemi irrisolvibili” spiega Mattia massaggiando le articolazioni di Sofir, una bambina di 7 anni, il cui grave ritardo mentale non le permetterà mai di camminare. Lo scopo del suo lavoro era migliorare quanto più possibile la dignità di queste persone che non hanno nulla e ci è riuscito.
Ora è il suo l’ultimo giorno di lavoro e gli hanno organizzato una una festa di addio con i bambini dell’Hogar ma sicuramente il magico tocco delle sue mani rimarrà impresso soprattutto nel cuore e nel sorriso di questi anziani e bambini di Betlemme. Grazie ad ATS pro Terra Sancta, ha potuto dare il suo contributo nell'alleviare le sofferenze del corpo e rendere felice la loro anima! Nella città dove è nato il Salvatore ritornano così le parole di Gesù: Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me (Mt 25,40)











