La religione in Libano oggi riflette millenni di incontri, scambi e stratificazioni culturali, un patrimonio unico nel Medio Oriente. In questo contesto, la visita di Papa Leone XIV assume un valore simbolico profondo.
Il Libano, crocevia spirituale del Medio Oriente
Il Libano, al pari della Siria, può essere considerato parte estesa della Terra Santa, grazie ai suoi legami storici, religiosi e culturali con le tradizioni abramitiche. Pur non rientrando nei luoghi direttamente connessi alla vita di Gesù, il Paese ha sviluppato nei secoli un radicamento spirituale che lo rende un ponte naturale tra cristianesimo, islam ed ebraismo. La recente visita apostolica di Papa Leone XIV (30 novembre – 2 dicembre 2025) ha confermato questo legame spirituale. Il ricchissimo percorso storico del Libano - di cui abbiamo già scritto in precedenza - ha plasmato l’attuale tessuto sociale del Paese. Le antiche radici cristiane, visibili nella tradizione maronita e nei grandi santuari di Harissa e della Valle di Qadisha, testimoniano un territorio dove la fede ha lasciato tracce profonde, rendendo il Libano uno degli spazi più significativi del Medio Oriente dal punto di vista storico e spirituale.

Monastero di San Maroun, prima tappa della visita del Papa in Libano
La visita di Papa Leone XIV è iniziata al monastero di San Maroun ad Annaya, nel cuore del Libano. Considerato il fulcro del patrimonio spirituale maronita, il monastero custodisce la tomba di San Charbel Makhluf, monaco del XIX secolo noto per la sua vita di silenzio e umiltà. San Charbel è venerato non solo dai cristiani delle diverse confessioni, ma anche da musulmani e drusi, grazie ai numerosi miracoli attribuiti alla sua intercessione. Pregando davanti alla sua tomba, Papa Leone XIV sembra voler richiamare questo valore di universalità: un santo capace di unire il Medio Oriente nella devozione, oltre ogni appartenenza religiosa.
Harissa, il santuario interreligioso del Medio Oriente
La visita di Papa Leone XIV prosegue al Santuario della Madonna del Libano, situato ad Harissa, nonché uno dei luoghi sacri più riconosciuti del Paese. Costruito nel 1904 dal Patriarca maronita Elias Hoyek e inaugurato nel 1908, è caratterizzato da una torre conica di 21 metri che domina la baia di Jounieh. La statua bianca della Vergine, con le braccia aperte, è diventata un simbolo di protezione e unità per tutto il Libano. Per i cristiani libanesi, soprattutto per i maroniti, Harissa rappresenta il cuore della devozione mariana e ospita ogni anno le celebrazioni del 1° maggio dedicate alla Madonna del Libano. Il santuario possiede un significato ancora più ampio: rappresenta un punto di incontro interreligioso, poiché Maria è venerata non solo dai cristiani, ma anche dai drusi e da alcuni musulmani. Rifugio durante guerre e crisi, il santuario accoglie milioni di pellegrini da tutto il Medio Oriente. La visita apostolica di Papa Leone XIV, il 1° dicembre 2025, ha ulteriormente sottolineato il suo valore simbolico: incontrando clero e operatori pastorali, il Pontefice ha definito la Chiesa libanese “responsabile della speranza”, confermando l’importanza spirituale dell’area nel Libano contemporaneo.

Piazza dei Martiri a Beirut: memoria, dolore e rinascita
Dopo Harissa, la visita di Papa Leone XIV è proseguita nel cuore di Beirut, a Piazza dei Martiri, uno dei luoghi simbolo della storia contemporanea del Libano. Un tempo conosciuta come Place d’Étoile, è stata rinominata nel 1931 in memoria dei nazionalisti siro-libanesi giustiziati dagli ottomani durante la Prima guerra mondiale. La piazza divenne durante la guerra civile (1975-1990) il punto nevralgico della “Linea Verde”, la frattura che separava l’est cristiano dall’ovest musulmano, epicentro di scontri tumultuosi. Ancora oggi, i colpi di arma da fuoco impressi sulla statua di Marino Mazzacurati testimoniano le ferite mai del tutto rimarginate del Paese. In questo luogo carico di storia, Papa Leone XIV ha guidato un incontro ecumenico e interreligioso senza precedenti, riunendo patriarchi cristiani e leader musulmani sunniti, sciiti e drusi. Il Pontefice ha lanciato un appello accorato ai libanesi e alla comunità internazionale: «disarmiamo i nostri cuori». Ha evocato i cedri e gli ulivi del Libano come simboli di resilienza e speranza condivisa, ricordando anche le ferite ancora aperte, come l’esplosione del porto di Beirut del 4 agosto 2020. La voce del Papa si inserisce in un contesto drammatico, dove la tregua tra Israele e Hezbollah è di fatto una tregua fittizia e il Libano continua a subire raid, vittime e nuovi sfollati.
Il messaggio di speranza del Papa per il Medio Oriente
La forza dell’incontro di Papa Leone XIV a Piazza dei Martiri a Beirut acquisisce maggiore rilievo se inserita nel quadro della sua visita completa in Libano, un viaggio che sottolinea il ruolo della Chiesa nel promuovere il dialogo interreligioso e nel costruire pace e stabilità in Medio Oriente. Dal cuore di una piazza segnata dalla storia e dal dolore, il Pontefice ha rilanciato i principi fondamentali della convivenza tra fedi diverse, richiamandosi alla Nostra Aetate, la storica dichiarazione del Concilio Vaticano II che ha rivoluzionato i rapporti tra la Chiesa cattolica e le religioni non cristiane, fondando il dialogo sul rispetto reciproco e sulla dignità universale. In un Libano attraversato da una crisi economica senza precedenti, con un PIL reale crollato di quasi il 40% dal 2019, la visita di Papa Leone XIV assume una duplice valenza: non è solo un gesto spirituale, ma anche un messaggio diplomatico e sociale rivolto a tutti i cittadini del Paese. Il Pontefice ha esortato ciascuno a diventare costruttore di pace, assumendo pienamente la responsabilità condivisa di ricostruire il tessuto sociale, favorire la riconciliazione e promuovere la stabilità nazionale. Il futuro del Libano e dell’intera regione mediorientale dipende dalla responsabilità condivisa che ciascun attore è chiamato a assumersi, oggi più che mai.











