Gemeinschaftsprogramm

“Qualcosa che rimane impresso nel cuore”: il Middle East Community Program 2017

Giacomo Pizzi15 Settembre 2017

“Conoscere un territorio parte dall’incontro e dal dialogo con chi vive lì sul posto” ecco la prima impressione dei ragazzi del Middle East Community Program, il programma promosso per il terzo anno di seguito da Associazione pro Terra Sancta in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano e il supporto del Mosaic Centre di Gerico, che ha permesso a sette giovani studenti universitari italiani di visitare per tre settimane intense la Terra Santa. In modo totalmente diverso.

Insieme al fascino di Gerusalemme, stupiti dalla Spianata delle Moschee e dal Terra Sancta Museum, quello di Betlemme dove i ragazzi hanno pernottato. Quindi la Galilea con posti “di cui non sapevamo nemmeno l’esistenza” ci dicono pensando a Hebron, Acco, il Golan, Gerico, Betania, e l’accogliente villaggio di Sebastia in Samaria col suo ricco patrimonio storico-archeologico in fase di valorizzazione.

Ma ciò che ha reso quest’esperienza tutta particolare non è stata solo la visita dei luoghi. “Molto interessante e formativo è stato entrare in contatto con realtà positive che operano in questo complicato mosaico di religioni ed etnie” racconta Alessandra. “Ci sono stati tanti personaggi che vanno sicuramente incontrati. Ti lasciano qualcosa impresso nel cuore”.

Persone come suor Lucia del Caritas Baby Hospital di Betlemme, la cui vocazione a detta dei ragazzi è sembrata una missione a beneficio dell’umanità o Nassar della Tenda delle Nazioni che ha fatto della sua casa un luogo di pace! Ma anche Carla Benelli, responsabile dei progetti culturali di Associazione pro Terra Sancta, e l’architetto Osama Hamdan,  direttore del Mosaic Centre Gerico, che con la loro competenza e conoscenza hanno fatto comprendere l’importanza della valorizzazione del territorio e della popolazione attraverso il recupero di quello che la terra da secoli offre: dalla pietra un mosaico, dagli ulivi il sapone, dalla terra la ceramica, dalle sue profondità la storia.

Accompagnati dai ragazzi dello staff di Associazione pro Terra Sancta, l’incontro con ogni persona ha offerto “punti di vista che i libri non insegnano” mostrando le diverse dimensioni all’interno di questa terra tanto sacra, ma sempre in conflitto. Non è facile capire e come ci ha detto Lilith “sono molto più confusa di prima, ma molto più preparata, perché l’ideale per scoprire è toccare tutto con mano”.

“Consiglierei questa esperienza sia a chi ha già un background di studi sul Medio Oriente, perché è molto strutturato, ma anche chi ne è semplicemente curioso”. Lo dice Teresa, che qui c’era già stata un po’ di volte. E aggiunge: “permette di guardare la realtà di un conflitto in modo che vada al di là dei singoli fatti storici”.

Il MECP rimane quindi “un’opportunità unica” da riproporre anche l’anno prossimo!

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