A Sebastia la comunità locale è a rischio: oltre 1.800 ettari di terra, tra uliveti, case e aree archeologiche, sono stati sottratti colpendo famiglie, economia e patrimonio culturale. Il provvedimento minaccia la vita quotidiana degli abitanti e gli interventi di tutela e sviluppo avviati da Pro Terra Sancta.
Un Patrimonio vivo e condiviso
Nel cuore di Sebastia si conserva un patrimonio unico, frutto di una lunga e complessa stratificazione storica — come già raccontato nei nostri approfondimenti — in cui si intrecciano le epoche israelita, ellenistica, romana, bizantina e, successivamente, quelle crociata e mamelucca. In questo luogo, dove la tradizione colloca la tomba di San Giovanni Battista, storia e spiritualità convivono in un equilibrio raro, capace di attirare negli anni un numero crescente di visitatori, pellegrini e studiosi affascinati dalla sua identità plurale. Grazie ai nostri interventi di conservazione, alla creazione di nuovi spazi per un turismo sostenibile e responsabile e al lavoro condiviso con la comunità locale, Sebastia è tornata a essere un punto di riferimento culturale e spirituale in tutta la regione. Oggi, però, la minaccia che grava su questi luoghi ci ricorda quanto fragile sia l’eredità del villaggio: un’eredità che parla non solo di memoria e fede, ma anche di dignità e futuro per chi abita questa terra.

Oltre 100 famiglie a rischio
La confisca di circa 1.800 dunum di terre private – un’area vasta quanto 260 campi da calcio – rappresenta un duro colpo per la comunità. Come spiega Carla Benelli, responsabile dei progetti di conservazione del patrimonio culturale di Pro Terra Sancta, il sito archeologico di Sebastia è parte integrante della vita del villaggio: un tessuto fatto di uliveti, famiglie, lavoro e tradizioni. Separare il sito dal paese significa spezzare un legame che dura da secoli e privare molte famiglie della loro principale fonte di sostentamento. "Siamo profondamente preoccupati per l’impatto sociale e umano di questo provvedimento" afferma Benelli nel comunicato stampa, sottolineando come la confisca intacchi il rapporto vitale tra la comunità e la sua terra. Le aree sottratte ricadono in parte in Area B, una zona sotto amministrazione civile palestinese, dove secondo il diritto internazionale i residenti hanno sempre avuto il diritto di costruire, vivere e coltivare la terra. È qui che Sebastia ha continuato a vivere, nonostante le crescenti pressioni territoriali.
L’appello di Shady Al-Shaer
Per comprendere davvero l’impatto della confisca, è necessario ascoltare chi ogni giorno vive questa realtà. Shady Al-Shaer, che lavora nella guesthouse del Mosaic Centre, racconta: “La decisione di confiscare circa 1.800 dunum impedisce a molti di noi di raggiungere e coltivare i propri campi. Gli ulivi che curiamo da generazioni sono la nostra storia e la nostra identità.” Il suo appello è semplice e universale: “Vogliamo vivere in pace sulla nostra terra e crescere i nostri figli senza paura.” Parole che esprimono l’essenza del luogo: un villaggio fatto di persone che chiedono soltanto di poter continuare a vivere nella propria terra.

Il nostro impegno quotidiano a Sebastia
Tra gli spazi oggi minacciati dalla confisca c’è anche la piccola casa con giardino dove, insieme al Mosaic Centre, abbiamo realizzato la parte accessibile della guesthouse di Sebastia. Questa struttura nasce dal recupero di antiche case e ambienti medievali riportati alla luce nel cuore del villaggio grazie a oltre quindici anni di lavori di restauro, che hanno permesso di riscoprire una cappella del XII secolo, stanze della fortezza e altri edifici crociati, mamelucchi e ottomani. Trasformata in una foresteria accogliente e in spazi museali gestiti con la comunità, la guesthouse è diventata un simbolo di turismo sostenibile, capace di offrire lavoro ai giovani del villaggio e di far vivere ai visitatori l’autenticità di Sebastia. La sua possibile demolizione colpirebbe non solo l’accoglienza del villaggio, ma un modello di sviluppo comunitario costruito in oltre 15 anni di collaborazione tra Pro Terra Sancta, il Mosaic Centre e le istituzioni locali. Il nostro impegno resta invariato: garantire equità nell’accesso al patrimonio.
Perché Sebastia riguarda tutti noi
Negli anni, istituzioni italiane come AICS e il Consolato Italiano hanno sostenuto i nostri progetti, riconoscendo il valore sociale e culturale di Sebastia. Oggi questo legame ci spinge a rinnovare il nostro appello: la vicenda non riguarda solo un villaggio della Cisgiordania, ma parla di diritti, dignità e responsabilità verso il patrimonio culturale e le comunità che lo proteggono. Per questo Pro Terra Sancta invita associazioni, scuole, parrocchie, amministrazioni e cittadini a informarsi, sensibilizzare e sostenere la popolazione locale. Perché Sebastia è e continuerà ad essere di tutti.











