Case distrutte Siria

Siria, voci di speranza di chi ha deciso di rimanere

Lucia Borgato29 Settembre 2023

“Mi chiamo Sana’ Khoury, io e mio marito Imad abbiamo tre figli ma la guerra ci ha procurato molta sofferenza e dolore portandosi via uno dei miei ragazzi. Me ne sono rimasti solo due.”

Sana ha gli occhi lucidi mentre con queste parole racconta il dramma quotidiano dell’essere madre in Siria oggi. Dal suo sguardo traspare un profondo senso di sofferenza, fatica e frustrazione, tratto tipico degli abitanti di Damasco che da ormai troppi anni vedono il loro paese martoriato da un lungo conflitto dimenticato dal mondo.

“Mi chiamo Fadi Mawwas e vengo da Saddad. Mia moglie è rimasta ferita nello scoppio di una bomba nel maggio 2011. Ha perso l’occhio sinistro ed ora è completamente paralizzata. Nel giro di due anni i miei due figli maggiori sono andati entrambi a fare il servizio militare, il terzo li ha seguiti poco dopo come volontario nell’esercito. Il quarto è ancora un ragazzino, frequenta la scuola media e per fortuna è ancora a casa con me.”

Fadi Mawwas

Fadi è un padre di famiglia, anche la sua storia, come quella di molti altri padri siriani, è segnata dalle fatiche quotidiane che costringono questo popolo a lottare ogni giorno per la sopravvivenza.

Abbiamo parlato spesso di Siria. Oggi torniamo a farlo per cercare di raccontare le storie di chi ha deciso di non lasciare il suo paese. Al dramma di una guerra che sembra essere senza fine, si sommano i disagi dettati dalla povertà. Una crisi economica senza precedenti costringe il 90% della popolazione a vivere sotto la soglia della povertà. A dodici anni dallo scoppio del conflitto civile la situazione non mostra segni di miglioramento. La Siria conta quasi sette milioni di sfollati interni, a cui si aggiungono i numerosi profughi fuggiti nei paesi limitrofi come Libano e Giordania. Una intera generazione di bambini non ha conosciuto altro che la guerra e molti di loro non sono mai andati a scuola. Chi è rimasto nelle città oggi fa i conti con la mancanza di elettricità acqua e cibo. La svalutazione della moneta siriana e l’aumento dell’inflazione hanno ridotto drasticamente il potere d’acquisto dello stipendio medio siriano, che oggi oscilla tra i 15 e 30 dollari al mese. Sempre più famiglie sono costrette a rinunciare all’istruzione dei propri figli, i quali vengono mandati a lavorare per contribuire all’economia familiare.

Difficoltà della vita quotidiana

In Siria avere accesso a cure mediche di base è diventato impossibile e anche una malattia che sarebbe facilmente curabile rappresenta un grosso ostacolo alla vita quotidiana.

Sana’ Khoury

“A causa di una semplice operazione riuscita male – continua Sana – mio marito soffre di incontinenza. Siamo in questa terribile sofferenza da ormai quattro anni. Inizialmente i presidi igienici erano economici, ma ora sono diventati troppo costosi e non possiamo più permetterceli. È veramente faticoso prendersi cura di lui in queste condizioni. Abbiamo visto diversi dottori ma non c’è stato nulla da fare. Mio marito ha solo sessant’anni e da quattro vive questo disagio che condiziona pesantemente le sue giornate.”

Fadi invece, si ritrova solo a prendersi cura della moglie inferma. I figli sono militari e il più piccolo va ancora a scuola. Prosegue nel suo racconto: “Non avendo il supporto della famiglia, tocca a me occuparmi di mia moglie. Grazie a Dio considero questo compito un onore, ma la fatica è tanta. Non posso permettermi di portarla dal dottore. Lei soffre molto e io posso fare poco. Un dottore le ha diagnosticato una cisti dermoide. Le abbiamo comprato le medicine, cos’altro possiamo fare?”

Anche sposarsi e crescere una famiglia in Siria non è più una scelta che si prende a cuor leggero. Crescere un bambino piccolo comporta costi enormi che la gente fatica a sostenere.

Fadi Ibrahim viene da Homs, è un giovane padre di famiglia, racconta: “Mi sono sposato nel 2017, facevo il militare. Quando la mia prima figlia è nata era difficile sostenere le spese. Mi avevano parlato di Pro Terra Sancta presente a Damasco presso il convento francescano. Mi sono registrato e hanno iniziato a darmi dei coupon mensili che potevo spendere per comprare beni di prima necessità per la mia bambina.”

L’opera di Pro Terra Sancta

Da alcuni anni Pro Terra Sancta è operativa in Siria a fianco dei più fragili. A Damasco ha istituito un centro di emergenza presso il convento francescano di Bab Touma. Conosciuto come il “Latin center for Relief and Development”, qui vengono distribuiti beni di prima necessità a più di settecento famiglie. La sofferenza di persone come Sana, Fadi e tanti altri, trova un po’ di sollievo con gli aiuti offerti dal centro. Pro Terra Sancta contribuisce anche al finanziamento di cure mediche delle quali hanno beneficiato più di 1200 persone negli ultimi tre anni.

Conclude Fadi: “Il centro ci aiuta ogni mese da quando ci siamo registrati. All’inizio ci fornivano il cibo, poi quando hanno saputo delle condizioni di mia moglie ci hanno aiutato con le sue cure mediche. A causa di un infortunio non ho potuto lavorare per quattro anni, ma grazie a Dio ora sono tornato a fare il tassista e posso contribuire anche io al sostentamento della mia famiglia.”

L’impegno di Pro Terra Sancta in Siria nasce dal desiderio di ridare futuro e dignità a tutte quelle persone che hanno visto la propria vita scandita dalla sofferenza della guerra e della povertà. Uomini, donne, bambini e giovani famiglie che lottano ogni giorno per una nuova speranza. 

Nelle parole di Fadi Ibrahim traspare un senso di fiducia per futuro che viene: “Io e mia moglie abbiamo avuto altri due figli e grazie a Dio il Centro ci sta ancora aiutando. Tutto ciò è incoraggiante, mi ha aiutato ad andare avanti. Ora ho tre figlie, Georgette, Catherine, e la piccola Yara di appena due anni. Ciò che il Centro sta facendo è molto importante per me e per tutta la comunità, perché in questi giorni è molto difficile sperare di costruirsi una famiglia in Siria. Un giorno vorrei avere un figlio maschio che in futuro possa essere di supporto alle mie figlie.”