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Terremoto in Siria: il nostro racconto continua da Knayeh e Latakia

Veronica Brocca9 Febbraio 2023

«Il Signore veramente mi ha salvato da una morte certa. La mia chiesa con gran parte del convento è fuori uso. Purtroppo, tantissimi vicini sono morti». Così racconta in un messaggio su whastapp padre Louai Bsharat, frate francescano nel villaggio di Knayeh, in Siria. Sono arrivate le prime notizie dai villaggi controllati dai ribelli jihadisti vicini ad Al Nusra, dove Pro Terra Sancta ha attivi due centri di emergenza e accoglie le persone terremotate. Il nostro collaboratore, il francescano padre Louay ha inviato un messaggio vocale allo staff: “Tutto il tempo stiamo con la gente per curarli e visitarli. La maggior parte delle case sono danneggiate. Grazie a Dio, il Signore ha salvato le nostre vite, ma tantissimi vicini sono morti anche se non riusciamo ancora a dare un numero preciso”. Gli aiuti fanno fatica ad arrivare e le comunicazioni sono spesso interrotte.

Giacomo Pizzi da Latakia

Intanto, il nostro collaboratore Giacomo Pizzi si è spostato da Aleppo a Latakia, per un sopralluogo in un’altra città della Siria gravemente colpita dal terremoto. Da lì ci racconta: “Ieri sono arrivato a Latakia. Qui ci sono circa 200 persone nel convento e vari sfollati in altri centri. Adesso non ho ancora i dati, ma la situazione è simile ad Aleppo. La parte centrale della città non ha avuto crolli importanti se non per due edifici. Gli edifici non sono crollati, ma già due o tre sono stati evacuati ieri perché a rischio di crollo.” E continua: “Si vede infatti che sono instabili, per questo vedo molti sfollati che non possono rientrare nelle loro case. Inoltre, siccome continuano lievi scosse, questi edifici probabilmente o crolleranno da soli, (come quelli di Beirut), oppure ad un certo punto verranno abbattuti, perché in queste condizioni non sono vivibili. Le parti più intaccate di Latakia sono la periferia settentrionale, dove c’è un piccolo villaggio, e la periferia meridionale.

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Giacomo tra le macerie di Latakia

Nella periferia sud si trova un insediamento di palestinesi già dal 1948 o più recenti. Mentre invece a nord vi sono in gran parte le famiglie sfollate di Idlib. Gli sfollati della guerra (palestinesi e questi di Idlib, Knayeh e Yacoubieh in particolare) sono dunque sfollati di nuovo. Durante la guerra cercavano una casa qui e adesso non ce l’hanno più. È iconica la storia di questa donna Jameela che ha 90 anni ed era fuggita da Idlib con la sua famiglia per fuggire da al-Nusra. Ieri stavano per rientrare nella loro casa che ballava tutta e li hanno fatti uscire e ora non hanno una casa”. 

Al Ramli

Prosegue il racconto, mentre continua la visita alle zone terremotate: “Oggi mi trovo a nella zona palestinese di al-Ramli, tra le più povere della Siria. Ho trovato bambini che prendevano i ferri dalle zone crollate per poi rivenderli. Una bambina si era portata via una coperta trovata tra le macerie per coprirsi. Fa ancora molto freddo. Poco fa ho assistito all’estrazione di un ragazzino di 14 anni e di suo padre, trovati vivi tra le macerie. Erano due di nove superstiti di un palazzo dove vivevano 40 persone. Oggi abbiamo distribuito cibo e latte in polvere a più di 30 famiglie di Latakia, e continuiamo ad accogliere le persone che non possono ancora tornare a casa”. Nella zona di Aleppo Est, dove Pro Terra Sancta ha tre centri di accoglienza per orfani o bambini figli di madri stuprate quando la zona era occupata, ci sono vittime che non hanno nome. In questi centri avevamo un migliaio di bambini che non riescono a ottenere un riconoscimento e non sono mai stati regolarizzati. Sono nati sotto i bombardamenti e ora, alcuni di loro sono morti sotto il terremoto. Per le autorità non esistevano neanche.

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Le macerie a Yacoubiyeh
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La Siria nel dodicesimo anno di guerra

In questo momento in Siria, quando stiamo per entrare nel 13esimo anno dall’inizio della guerra, è che le persone si sentono completamente dimenticate perché nessuno parla più di loro. Il bisogno concreto è al momento veramente importante. Lo era anche prima del terremoto e anche per persone che non erano povere. Senza dimenticare che tutti i lavoratori specializzati, chi poteva dare una marcia in più, sono partiti. Ora per chi è rimasto mancano cibo, acqua, coperte. E poi quando capiremo l’entità dei danni, bisognerà intervenire per la ricostruzione delle case

Continuiamo a chiedere aiuti per affrontare le emergenze di questi giorni e chiediamo la sospensione dell’embargo che sta uccidendo la popolazione siriana. Ogni aiuto verrà prontamente trasferito alla popolazione siriana.  Per questo Pro Terra Sancta ha attivato immediatamente una campagna di raccolta fondi per sostenere le persone colpite dal terremoto e riparare i danni provocati alle case.

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La catena di aiuti ad Aleppo Est
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