Terra Sancta Museum

La visita dell’ong JACC per i rifugiati al Terra Sancta Museum

Giacomo Pizzi25 Ottobre 2019

Un momento di scambio per conoscersi meglio e per capire più in profondità Gerusalemme e la sua complessa realtà in cui entrambe le associazioni, Associazione pro Terrra Sancta e il Jerusalem African Community Centre (JACC), operano. Questo il significato dell’incontro tra Josie Mendelson, direttrice di JACC, accompagnata  alle sue collaboratrici, e lo staff di ATS pro Terra Sancta presso il Terra Sancta Museum, il museo archeologico francescano situato alla seconda stazione della via Dolorosa.

Associazione pro Terra Sancta è impegnata nel sostegno all’associazione JACC dal 2017, ma già nel 2014 l’allora Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa si era interessato al sostegno della comunità di immigrati cristiani a Gerusalemme.

JACC è l’unica associazione, gestita principalmente su base volontaria, che a Gerusalemme assisteste centinaia di richiedenti asilo attraverso corsi di lingua, attività culturali e fornendo loro supporto giuridico, psicologico e umanitario. A Gerusalemme sono circa 3500 i richiedenti asilo provenienti per la maggior parte da Eritrea, Etiopia e Sudan. Oggi vivono in Israele senza aver ottenuto lo status di rifugiato e alcun riconoscimento giuridico.

La direttrice Josie, ebrea sudafricana, dice di sentire una particolare connessione con la realtà francescana: “Il nostro centro è potuto nascere grazie ai francescani che per primi hanno creduto nella nostra opera sociale e saremo loro sempre molto riconoscenti”.

Tutto lo staff dell’ONG è rimasto molto colpito dalla visita del Convento della Flagellazione e del Terra Sancta Museum, in particolare dalla forte vocazione educativa del progetto; dall’inizio del 2019, infatti, più di 1300 bambini e ragazzi hanno visitato il museo.

“Credo che attraverso il museo passi un messaggio meraviglioso”, continua Josie, “Assistendo alla proiezione multimediale e ripercorrendo la storia di Gerusalemme e di tutto i popoli che l’hanno, uno dopo l’altro, conquistata, ho rivisto la storia del mio popolo, ma anche la connessione con gli altri popoli che l’hanno abitata. Gerusalemme è una città che ha saputo accogliere e speriamo possa fare lo stesso con la meravigliosa comunità dei richiedenti asilo”