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“Riconciliarsi con se stessi, per costruire il mondo”: l’avventura dei ragazzi di Betlemme

Giacomo Pizzi9 Gennaio 2017

Impariamo a riconciliarci con i problemi, ad affrontarli, ma soprattutto, impariamo a crescere a ripartire da questi e dalle difficoltà. E poi impariamo a esprimere un giudizio critico, nell’affrontare i problemi, per non affrontarli istintivamente”. A parlare è Ibrahim, 13 anni. Questa mattina ha partecipato con la classe a una delle lezioni presso il Centro dell’associazione Wi’am di Betlemme contro la violenza tra i giovani. Ogni giorno qui arrivano numerose classi da scuole diverse della città e partecipano alle lezioni di sensibilizzazione sociale, tenute dagli esperti del centro. “E’ una cosa davvero bella e molto utile per me” continua,  “anche fuori da qui, mi trovo a parlarne con i miei amici, perché aiuta tutti. Impariamo ad essere equilibrati, a trattare gli altri con rispetto, senza discriminazione di sesso o razza”.

L’iniziativa si svolge a Betlemme da vari anni con il supporto di Associazione pro Terra Sancta e mira ad educare i ragazzi e le ragazze della città e dintorni, alla tolleranza e al rispetto reciproco, per “risolvere il problema alla radice” spiega  il responsabile del centro, dato che la violenza nelle scuole palestinesi è in crescita: quasi il 50% dei bambini ha assistito a scene di violenza in classe e il 51% ha ammesso di aver usato comportamenti aggressivi verso i propri compagni o gli insegnanti.

Si tratta di una grande possibilità per dei ragazzini che ogni giorno vedono violenza intorno a loro e respirano la tensione costante in città.

Un’opportunità grande di crescita. “Imparo a trattenere il pregiudizio che posso avere su altri, prima di conoscerli e questo rende la vita più semplice più interessante e più bella!”, spiega la piccola Emaya.

Gli altri ragazzini sono d’accordo. Tutti loro, come Emaya e Ibrahim capiscono quanto sia importante conoscere se stessi e gli altri, essere “onesti e critici”, per costruire invece che distruggere.

Anche perché, come conclude Emaya, sognando il futuro: “quello che impariamo qui ci servirà tanto quando avremo dei figli, insomma, una famiglia nostra”.

Aiuta anche tu i ragazzini di Betlemme!