“Mi troverai nel suono”: corso di formazione per musicoterapisti a Betlemme

Giacomo Pizzi23 Luglio 2015

Si è tenuto a Betlemme, nelle prime due settimane di luglio, un corso di formazione per musicoterapisti dal titolo You will find me in the sound (Mi troverai nel suono). Il corso è stato realizzato grazie alla collaborazione tra il Centro Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CeSI) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Associazione pro Terra Sancta, con l’obiettivo di formare i partecipanti alla pratica della musicoterapia, disciplina che permette di entrare in relazione con persone affette da disabilità.

Riconoscere le risorse inespresse del paziente, valorizzare il linguaggio non verbale, incontrare, accettare, entrare in empatia, essere autentici: questi sono alcuni dei concetti chiave che hanno guidato queste settimane. Le 35 ore di lezione sono state tenute dal professore Dario Benatti, docente delle facoltà di Psicologia e Scienze della formazione dell’Università Cattolica e direttore dell’Associazione Musica Prima.

Gli spazi che hanno accolto gli studenti sono stati messi a disposizione dalla Sabreen Foudation, una fondazione che opera nei Territori Palestinesi per insegnare la musica anche nelle comunità più povere e isolate della regione. L’interesse verso il valore didattico ed educativo della musica è grande in Palestina, come ha dimostrato anche l’ampia adesione al corso di musicoterapia. La varietà degli strumenti musicali che gli studenti hanno portato con sé rispecchia l’eterogeneità del gruppo, composto da uomini e donne, professionisti e studenti, terapisti e psicologi ma anche insegnanti, educatori e musicisti. Ciascuno ha potuto mettere in gioco le proprie competenze e contribuire alla crescita del gruppo.

Areej, giovane operatrice sociale, racconta come questo corso sia un’occasione preziosa per lei che si trova spesso a lavorare con persone e bambini disabili: “Non ho mai lavorato con la musicoterapia e penso che questo corso sia stato utile, soprattutto per gli esercizi in cui ci siamo cimentati”.

Per me – racconta Areen che ha appena finito la scuola superiore – è stata l’occasione per entrare in contatto con una disciplina particolare e sperimentare, perché voglio capire cosa fare da grande. Ho sentito parlare bene di questo corso e sono venuta a vedere di che cosa si tratta“.

Soddisfazione per la proposta è stata espressa anche dai musicisti, i quali hanno dovuto “dimenticare” la tecnica e imparare a usare gli strumenti in modo nuovo. Richard, insegnante di qanun (una tipica cetra araba), racconta: “Dall’inizio del corso sono cambiate molte cose, soprattutto sono cambiato io. Ho imparato ad usare la musica ma a coinvolgere anche il corpo in quello che faccio. Bisogna sentirsi dentro all’esperienza e viverla, non limitarsi alle parole“.

Musicoterapisti non ci si improvvisa” ha sottolineato il primo giorno il professor Benatti, “è un percorso lungo e che richiede impegno e grande conoscenza di sé. Questi dieci giorni assieme rappresentano il primo, significativo passo, che dovrà essere seguito da altri incontri a completamento del percorso formativo.

Ad oggi” dichiara Noubar, musicoterapista e coordinatore in loco del progetto, “è importante creare una rete di contatti che permetta di divulgare le potenzialità della musicoterapia e, chissà, cominciare un percorso che porti ad un’altra edizione, magari avanzata.

Il corso rientra nel quadro del progetto “Betlemme e i bambini di Terra Santa” con il quale si intende favorire la crescita personale e sociale di bambini e ragazzi in difficoltà, anche attraverso la formazione di chi si occupa di loro.