Belén

Betlemme. Un’educazione non formale per sostenere la speranza

Giacomo Pizzi18 Ottobre 2019

È il secondo anno che i volontari della associazione Educatori senza frontiere (ESF) collaborano con Associazione pro Terra Sancta portando attività educative e di formazione in alcune delle realtà sociali di Betlemme. Nata nel 2005 a Milano con l’obiettivo di formare educatori per intervenire in contesti di povertà e marginalità, questa Onlus gestisce case di accoglienza per bambini e adolescenti in situazione di disagio sociale e realizza progetti per la formazione di educatori e per operatori sociali che lavorano nel campo dell’educazione. Come a Betlemme, dove in questo mese le volontarie ESF stanno portando avanti  laboratori educativi avviati all’interno dell’asilo, della casa di riposo e del centro diurno per anziani della Società Caritatevole Antoniana. All’interno dell’asilo le volontarie stanno costruendo insieme alle insegnanti uno spazio dedicato ad attività educative con l’obiettivo di lavorare sulle competenze e abilità dei bambini, per esempio, con l’utilizzo di storie i bambini vengono guidati a fare esperienza con una serie di attività creative. Agli anziani del centro invece vengono proposti laboratori manuali e artistici pensati in base alle capacità e alle difficoltà cognitive e motorie degli ospiti della struttura.

Proprio perché la specificità di Educatori senza frontiere è quella della formazione, l’anno scorso insieme ad Associazione pro Terra sancta è stato proposto un training a 35 insegnanti del Terra Santa School di Betlemme dei frati francescani della Custodia di Terra Santa. Un gruppo di questi professori a giugno 2018 ha avuto anche la possibilità di partecipare a un percorso formativo in Italia presso la sede di Educatori senza frontiere a Milano con la responsabile della formazione dell’associazione Gabriella Ballarini e la coordinatrice Cristina Mazza. “La formazione proposta in loco – racconta Benedetta, tutor delle equipe educativa delle volontarie ESF a Betlemme – non è stata teorica, ma ha voluto inserirsi nell’ambito dell’educazione non formale utilizzando esercizi teatrali, artistici e di scrittura educativa per lavorare su tematiche riguardanti la professione dell’insegnante: la relazione con gli studenti, la condivisione in gruppo, la mediazione del conflitto, l’apprendimento cooperativo e la gestione della classe”.  In queste settimane invece le volontarie hanno da poco iniziato una serie di incontri di formazione con gli operatori e insegnanti della Casa del Fanciullo, una casa di accoglienza francescana per minori  a pochi passi dalla Grotta del latte a Betlemme, ora gestita da padre Fadi Azar, OFM.

In un contesto come Betlemme, puntare sull’educazione e la formazione significa abbracciare una sfida educativa molto grande: il valore di questo intervento e di questa proposta si esprime proprio nel costruire percorsi formativi che possano aiutare insegnanti, educatori e operatori sociali che quotidianamente lavorano sul campo. “Non si tratta di venire ad insegnare  o a proporre solo un modello di lavoro diverso dal nostro – ci spiega Benedetta – ma di essere un’occasione, di essere dei facilitatori dove le attività che costruiamo insieme possano far riflettere le persone sulla consapevolezza e l’importanza del lavoro educativo e su come crescere sempre di più e migliorarsi professionalmente”.