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“Ecco quello che ho trovato a Gaza”. Continua l’emergenza, i bisogni sono enormi.

Giacomo Pizzi7 Agosto 2014

“Sono rientrato ieri nella parrocchia di Gaza, e la situazione che ho trovato è ancor peggio di come mi immaginavo”. A parlare è Padre Mario da Silva, superiore della comunità del Verbo Incarnato di Gaza, che abita nella parrocchia della Sacra Famiglia insieme a padre Jorge Hernandez, il parroco.

“I carri armati dell’esercito israeliano, che erano allineati nella strada di fronte alla Parrocchia, si sono ritirati, ma hanno lasciato un quartiere completamente distrutto. Moltissima gente non ha più nulla, vaga da una parte all’altra alla ricerca di un posto che ritiene “sicuro”. Ma ha tanta paura, e anche questa tregua sembra molto fragile”.

Insieme a padre Mario, sono rientrate anche due suore di Madre Teresa, e ora dunque sono in sei le suore che dedicano la vita a chi ha bisogno, e soprattutto ai bambini e ai ragazzi disabili. “Nella casa delle suore stanno vivendo tutti al piano terra, che è più sicuro. Sono 29 bambini disabili, tutti molto spaventati. E poi ci sono 9 anziane inferme, che abitavano in un’altra casa ma che sono venute qui, perchè più sicuro. Dormono tutte per terra, in condizioni molto precarie”.

Gli aiuti che ci sono arrivati questo mese, trasferiti alla Parrocchia latina, stanno permettendo a padre Jorge e a padre Mario di comprare molti beni di prima necessità: acqua potabile, ormai risorsa vitale in tutta la Striscia, e poi cibo (“cerchiamo di comprare soprattutto cibo che non abbia bisogno di essere cucinato”), medicinali, pannolini per i bambini, prodotti per l’igiene personale, batterie perchè in moltissime zone manca la corrente elettrica da diversi giorni…

Questi aiuti sono di fondamentale importanza per tanta gente rimasta senza nulla. Ringraziamo dunque tutti coloro che si sono fatti vicini a chi ha perso tutto sotto le bombe, e ora continua a vivere in rifugi di fortuna. La nostra speranza è che la tregua venga mantenuta, e che ora le parti in lotta possano intraprendere un negoziato, per uscire da questa situazione drammatica per tutti.

Continuiamo però allo stesso tempo sostenere, attraverso la carità operosa dei religiosi che si trovano sul posto, la povera gente di Gaza. Che ha bisogno di tutto. Continuiamo a sostenerli, in modo che dopo ad aver perso i propri cari, i propri beni, spesso la propria casa, non si vedano privati della speranza.

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