Annalisa e Furia Cuscini

Furia Cuscini per le donne di Betlemme

Giovanni Caccialanza14 Dicembre 2021

Pro Terra Sancta ha lanciato in vista del Natale di quest’anno una campagna di raccolta fondi per le aziende italiane dal titolo Che impresa il Natale delle donne! Con i proventi, l’Associazione finanzia un progetto di imprenditoria tessile per alcune donne di Betlemme. Una azienda della Brianza, la Furia Cuscini, ha risposto all’appello finanziando la creazione di un negozio nella città palestinese, che consentirà all’attività di crescere.

Il progetto Betwomen

Con il suo appello rivolto alle aziende italiane Pro Terra Sancta vuole assistere le donne di Betlemme inserite nel progetto Betwomen, Handmade with Love. L’iniziativa delle Betwomen è nata nel 2020, durante le fasi più acute della pandemia. In quel periodo il settore turistico della città di Betlemme ha subito un tracollo che ha ridotto in povertà molte delle famiglie della cittadina palestinese.

Pro Terra Sancta è intervenuta per arginare l’emergenza. Questo ha garantito a cinque donne betlemite, impiegate nel settore turistico (e dunque disoccupate a causa della pandemia), un avviamento professionale nel campo tessile. L’Associazione ha finanziato a quattro ragazze un corso di sartoria, e ha istituito per la quinta donna coinvolta nell’iniziativa un ruolo di contabilità. Dopo tre mesi, Pro Terra Sancta ha strutturato un primo laboratorio sartoriale, garantendo alle protagoniste del progetto Betwomen un primo microcredito per avviare l’impresa.

Betlemme congelata

Il progetto è particolarmente rilevante all’interno del contesto betlemita, e lo è tanto più perché è pensato tutta al femminile. A Betlemme più del conflitto che continua ad opporre, velatamente o meno, israeliani e palestinesi, è la stagnazione economica a gravare sulle spalle degli abitanti. La cittadina è posta a ridosso di Gerusalemme, ma è separata dallo Stato Ebraico di Israele (e dai quartieri occidentali della Città Santa) da un alto muro di cinta, che impedisce gli spostamenti e rallenta l’economia locale.

Con il diffondersi della pandemia, Betlemme è precipitata in un’immobilità senza precedenti. Intere famiglie si sono trovate, dall’oggi al domani, incapaci di garantire un sostentamento ai loro piccoli e agli individui più fragili. I lavoratori che erano riusciti a mandare avanti iniziative commerciali a Betlemme hanno spesso dovuto chiudere i battenti con l’arrivo del Covid. E a soffrirne più di tutti sono state le donne.

Le donne di Betlemme

Spesso relegate nel solo spazio domestico, per lo più in difficoltà nel dare avvio ad iniziative imprenditoriali e di lavoro autonome, le donne e le ragazze di Betlemme (e della Palestina in genere) hanno visto aggravarsi con la pandemia il loro isolamento. Inutile insistere sul fatto che la stragrande maggioranza delle impiegate e delle lavoratrici ha perso con il Covid quell’unico spazio di indipendenza che poteva proteggerle da forme di dipendenza sociale pericolose. Più povere e più deboli, donne e ragazze hanno dovuto affrontare la pandemia sprovviste di una prospettiva credibile sul proprio futuro. Con i confinamenti, poi, le opportunità di realizzazione personale e professionale hanno subito un tracollo spesso disperante. Molte si sono viste ulteriormente costrette tra le mura, spesso soffocanti, di case sovrappopolate e povere.

Ecco perché l’iniziativa Betwomen, integralmente dedicata alle donne, è stata particolarmente rilevante a Betlemme.

Il primo nucleo del progetto, di cui sono state protagoniste le cinque donne cui Pro Terra Sancta ha rivolto l’iniziativa nel 2020, ha avuto pieno successo. Nel giro di qualche mese soltanto, la produzione di tessuti tipici (il Taatreez, giustamente celebre in Palestina), ha conquistato il mercato locale, e le commesse sono cresciute. Alberghi, ristoranti, locali deputati all’ospitalità di turisti e pellegrini si sono rivolti alle Betwomen per rinnovare i propri ambienti, sperando, spesso, in una rapida ripresa dei viaggi e dei soggiorni in Terra Santa. Le cinque Betwomen hanno gestito bene la crescita dell’attività, tanto che oggi il progetto può essere ampliato e altre trenta donne, tutte tra i 30 e i 45 anni possono essere impiegate nell’attività sartoriale promossa da Pro Terra Sancta. Perché ciò sia possibile, l’Associazione si è rivolta alle aziende italiane.

La risposta della famiglia Furia

Chiara Furia con la sorella e i fratelli, tutti presenti nell’azienda che produce divani e imbottiture per l’arredamento, la Furia Cuscini, ha deciso di impegnarsi in prima persona con Pro Terra Sancta per finanziare l’iniziativa delle Betwomen. Occhi vispi, sempre di corsa, si lascia toccare, ferire dalle necessità che manifestano i poveri e gli ultimi del mondo. Soffre, racconta, nel vedere i migranti bloccati nel gelo dell’inverno. Soffre, soprattutto, per la Terra Santa, che conosce bene per esservisi recata due volte, nel 1999 e recentemente, prima della pandemia, nel 2017.  

“Ho conosciuto la vostra Associazione attraverso il vostro notiziario” – ci racconta – “e lì ho scoperto la storia di queste donne di Betlemme rimaste senza lavoro. Sono rimasta veramente colpita. Leggendo con mia sorella e con mia madre che la percentuale delle donne disoccupate a Betlemme pari all’80% , ho cominciato a pensare: ‘Che cosa possiamo fare noi?’ Noi siamo tre donne attive nell’azienda di famiglia, e sappiamo bene quale sia il valore delle donne imprenditrici”.

Ci mostra, sorridente, un reparto della produzione, dove i macchinari corrono ronzando sulle montagne di gomma piuma, di ovatte e di tessuti per realizzare cuscini e poi poltrone e divani. “La nostra è un’azienda nata in Brianza più di cinquant’anni fa grazie all’operosità e alla capacità creativa dei nostri genitori; oggi è una realtà industriale che opera nei mercati nazionali ed internazionali. Siamo ben inseriti nel territorio, cercando di essere un supporto alle istituzioni di queste zone. Però, quando ho letto l’appello che veniva dalla Terra Santa, mi sono sentita interpellata in prima persona: mi sembrava di rivedere le strade polverose di Betlemme, i bambini sorridenti e le loro madri che con tutte le forze stanno lottando per salvare le loro famiglie”.

Un Natale di solidarietà

È l’aspetto dell’imprenditoria sociale delle Betwomen a colpire Chiara. “Quando ho letto della vostra iniziativa, mi è piaciuta l’idea di aiutare concretamente queste donne, pagando loro una macchina da cucire, o un corso di formazione fino a partecipare all’apertura di un negozio in cui affluiranno manufatti che daranno lavoro a dieci cooperative… mi sono immaginata la piazza di Betlemme, la piazza della Mangiatoia, e mi dicevo che sarebbe stato bello se quel negozio fosse stato creato anche grazie al nostro lavoro!”.

Anche per le ‘donne della Furia Cuscini’, oltre che per quelle di Betlemme, la famiglia ha deciso di impegnarsi: “Abbiamo deciso di donare alle nostre impiegate per Natale i manufatti palestinesi delle Betwomen; li avevano visti nelle foto e li hanno trovati molto belli. È giusto che abbiano anche loro un segno di questa vicinanza che col loro impegno hanno contribuito a creare”.

Chiara fa una pausa, poi soggiunge: “Anche questo sarà per noi un Natale di solidarietà; i nostri genitori ci hanno insegnato a donare, ci hanno lasciato questa eredità, e ogni volta che possiamo dare una mano a qualcuno, lo riteniamo un privilegio”.