Betlemme guesthouse

Il turismo che fa (del) bene: l’esperienza della Guesthouse Dar Al Majus di Betlemme

Giacomo Pizzi1 Aprile 2019

“Il posto è magnifico: bellissime le camere e il servizio è ottimo!” E’ solo una delle tantissime recensioni sulla guesthouse “Dar al Majus” (in arabo La casa dei Magi), la struttura di accoglienza di Associazione pro Terra Sancta e Mosaic Centre a Betlemme.

Situata a una decina di metri da Manger Square, la piazza della mangiatoia a due passi dalla Basilica della Natività, la guesthouse si trova in una posizione favorevole per i tantissimi pellegrini che vogliono visitare la Grotta dove è nato Gesù e partecipare alle celebrazioni la mattina presto.

Beata Andonia, coordinatrice del progetto, si dice molto soddisfatta: a due anni dall’inaugurazione il numero di clienti è aumentato esponenzialmente. “Oltre ad essere ben recensiti – ci dice – nei maggiori siti di viaggio, anche il passaparola sta davvero portando i suoi frutti. Tutti i nostri clienti si dicono molto soddisfatti perché soggiornare a Dar al Majus non è soltanto dormire in un hotel, ma fare un’esperienza a contatto con la comunità locale”.

Infatti, si tratta di una forma di turismo sostenibile e responsabile perché la struttura funziona grazie alla cooperazione e collaborazione con due famiglie palestinesi che si prendono cura della casa e degli ospiti.

Entrando nell’hosh, il cortile interno tipico delle case ottomane, si entra in un’atmosfera pacifica, un luogo calmo rispetto alle affollate strade del centro. Sullo stesso cortile si affaccia anche la casa della famiglia di Im Taufiq che prepara piatti palestinesi per gli ospiti che richiedono la colazione, il pranzo o la cena. “I nostri ospiti – aggiunge Beata – si sentono a casa e hanno la possibilità di conoscere meglio la vita di una famiglia palestinese”. Il vantaggio è reciproco. Per Im Taufiq infatti è molto importante che i suoi due figli possano entrare a contatto con così tante persone provenienti da tutto il mondo. “Grazie ai nostri ospiti – Interviene Abu Taufic, il marito – ci sentiamo meno soli”.

Sono circa dieci le persone coinvolte in questo bellissimo progetto. Oltre alla famiglia Taufic la guesthouse è un’opportunità lavorativa anche per un’altra famiglia di Betlemme, che si occupa della pulizia e della cura delle camere. Tutto il corredo viene portato a lavare a “Life Gate” una lavanderia gestita da un’associazione che fa terapia occupazionale per ragazzi disabili a Beit Jala. Nuha, grazie a questo lavoro, riesce a mantenere la sua famiglia. “Stavo cercando una lavoro sicuro – ci racconta –  ma è difficile trovarne uno decente con la situazione economica del luogo. Lavorare per la guesthouse per noi è una grande opportunità”.

Fare turismo responsabile, infatti, significa unire sinergicamente le forze creando un ponte tra il visitatore e la comunità locale “I proventi della guesthouse vengono reimpiegati nei progetti di aiuto di ATS pro Terra Sancta” dichiara Vincenzo Bellomo, responsabile dell’Associazione a Betlemme “Grazie ai nostri ospiti finanziamo un casa per anziani, facciamo assistenza sanitaria ai bisognosi e aiutiamo i giovani studenti che non riescono a permettersi gli studi, ma per noi è soprattutto anche occasione di incontro con l’altro ed opportunità di raccontare la nostra missione dove tutto è accaduto”.

“Mi auguro che possiate accogliere l’ospite, il pellegrino, il visitatore, come se fosse Gesù in persona” aveva detto il Custode di Terra Santa padre Francesco Patton, all’inaugurazione della struttura. Oggi, dopo due anni, vediamo quelle parole messe in pratica a Dar Al Majus, che non è solo una guesthouse, ma un piccolo barlume di speranza futura in un contesto disastrato.