shasy Sahir Sebastia

Il tuttofare di Sabastiya che vuole portare il bello a tutto il paese

Giacomo Pizzi27 Marzo 2017

“Shady!”. Silenzio. “Shaady!”. Gridiamo di nuovo, di nuovo silenzio. Poi all’improvviso appare, col cellulare da una parte e sottobraccio, dall’altra, asciugamani e coperte. E’ Shady Shair, 29 anni, il tuttofare della Guesthouse di Sabastiya.  Siamo in Samaria, nel luogo dove è sepolto Giovanni Battista. “Arrivo!” ci dice trafelato, e poi entra in una stanza. Lo sentiamo discutere al telefono per qualche minuto prima di riapparire nuovamente.  Sorride e ci saluta con affetto.  Sorride sempre Shady, non l’abbiamo mai sentito lamentarsi.  

Dopo qualche minuto torna con del caffè arabo e quei magnifici biscottini al pistacchio che preparano le donne del paese. Poggia i vassoi e finalmente si siede. Non è per niente facile sedersi con Shady Shair per più di cinque minuti: è sempre di corsa. “Questa è casa mia – dice – perché la tratto cercando di tenere tutto il più in ordine possibile e cercando di accogliere tutti al meglio… Ma anche perché passo più tempo qui che a casa: tra le 9 e le 12 ore!”  Si occupa di tutto: pulisce, prepara le camere (e sono 5 in tutto), segue la bottega della Guesthouse, tiene la contabilità, cura il giardino, fa accoglienza ai visitatori e gli organizza la permanenza a Sabastiya. “Devo essere disponibile sempre, quando qualcuno viene in visita; è sempre un ‘Shady di qui’, ‘Shady di là’… Poi chiamo io il ristorante, organizzo le visite…”. Insomma tutto. Ma non ce lo racconta lamentandosi:  “Certo – ci confida – sarebbe utile avere un aiuto”. Presto arriverà, ma per Shady questo posto è un’occasione di crescita importante.

Ho iniziato a lavorare con il Mosaic Centre e Associazione pro Terra Sancta nel 2011 – spiega – e da allora sono rimasto perché ho capito che si trattava di una grande occasione”. Grazie a questo lavoro infatti Shady ha imparato l’inglese e a gestire una guesthouse,  e ha la possibilità di incontrare persone di tutto il mondo.

“All’inizio non sapevo nemmeno come fare i letti – spiega  – e In un paesino come Sabastiya, di cui pochissimi conoscevano l’esistenza fino a qualche anno fa, imparare un metodo di lavoro da persone come Osama [direttore del Mosaic Centre ndr.] o Carla, di ATS pro Terra Sancta è un privilegio assoluto”. Per questo Shady è contento di poter contribuire al progetto, correndo ovunque, cercando di coordinare tutto. “La mia speranza – dice alla fine – è che tutto il paese diventi bello e pulito come questa Guesthouse… Non a caso in tantissimi vengono già in visita qui, a vedere questo gioiello!”.

Siamo stati seduti circa un quarto d’ora a parlare con lui. Troppo. Infatti il cellulare di Shady squilla di nuovo con insistenza: “Pronto? Si sono io, Shady. Una camera per tre? Certo, e per il pranzo?…”. Si alza, raccoglie i vassoi e scompare di nuovo correndo. Corre a costruire quell’angolo di bello, in un posto dove nessuno se lo aspettava più.

La “guesthouse Sabastiya” è un’iniziativa del Mosaic Centre Jericho in collaborazione con Associazione pro Terra Sancta, all’interno del progetto Sabastiya, turismo accogliente e di comunità, vicino al luogo della presunta sepoltura di Giovanni Battista. Il progetto è finanziato dal FAI – Fondation Assistance Internationale di Lugano.