Siria: il racconto del Custode Pizzaballa dopo la sua visita ad Aleppo

Giacomo Pizzi2 Settembre 2014

Dopo la sua recente visita in Siria, Padre Pierbattista Pizzaballa – Custode di Terra Santa e presidente di Associazione pro Terra Sancta – racconta ciò che ha visto nella massacrata città di Aleppo. Dalle sue parole emerge la speranza, e si costata come sia possibile, nel mare di sofferenza e di violenza, che persone estranee e di diverse confessioni si aiutino a vicenda di fronte alle emergenze comuni.

La città di Aleppo è da mesi senza acqua e l’unica salvezza sta nei pozzi privati. Non tutti possono averlo, ovviamente. E poi, mancando anche l’elettricità (non più di due ore al giorno), è anche impossibile attingere l’acqua, se si è privi di un generatore. A sua volta il gasolio per il generatore è quasi introvabile e comunque è costosissimo… È insomma impossibile per una famiglia normale venirne fuori, cioè è impossibile per la quasi totalità della popolazione rimasta, composta in gran parte da poveri che non sanno dove altro andare. Sono le istituzioni principali ad avere accessibilità al pozzo: moschee, chiese, ospedali, e così via. Ho visto personalmente cristiani e musulmani in fila in chiesa per avere l’acqua e cristiani portare acqua ai vicini musulmani e viceversa.

Nel nostro convento del Terra Sancta College di Aleppo non c’è generatore, ma il vicino musulmano ne ha uno. Gli altri vicini, tutti musulmani, fanno la colletta per il gasolio, il vicino mantiene il generatore e i frati attingono l’acqua per il quartiere.

I gesuiti, con il loro Jesuit Relief Service hanno preso in uso una struttura delle suore francescane di Aleppo e hanno organizzato una cucina per interi quartieri della città. Più di diecimila pasti partono ogni giorno da quel convento per tutti. I viveri giungono da organizzazioni islamiche, le suore si preoccupano, come sanno fare loro, dell’organizzazione, e volontari, cristiani e musulmani, trasportano quotidianamente il cibo ai bisognosi. È da segnalare che gli spostamenti in città sono pericolosi e nessuno può mai sapere, quando esce, se tornerà a casa. Ciononostante, sono ancora molti coloro che escono e si mettono in gioco, rischiando la pelle, per fare qualcosa per gli altri. Non per i suoi solamente, ma per gli altri senza aggettivi.

Durante la mia permanenza in Aleppo – continua Padre Pizzaballa – i nostri vicini, la cattedrale e il vescovado siriano cattolico, sono stati colpiti ben due volte. La prima in chiesa, che è stata distrutta dei ribelli. La seconda in vescovado, colpito dalle forze governative, per avere così la par condicio! In entrambi i casi tutti, senza distinzione, si sono fatti in quattro per aiutare, sostenere, incoraggiare. Ma anche solo per stare vicini. Molto spesso, infatti, non c’è molto da fare, se non assistere impotenti a questo dramma”.

Allargando lo sguardo a tutta la regione, il Custode di Terra Santa afferma che “Il Medio Oriente ha urgente e drammatico bisogno di individuare una nuova strada per delineare il proprio futuro, che può essere costruito solo insieme, con tutte le diverse anime che lo compongono, e mai solamente con qualcuno contro un altro. Cristiani, musulmani, curdi, ebrei e tutte le altre comunità religiose ed etniche sono parte integrante della vita di questi Paesi e non spariranno”.

Continuiamo a sostenere le opere di carità dei frati francescani in Medio Oriente, e soprattutto in Siria, dove i frati rimangono a rischio della propria stessa vita di fianco alla popolazione rimasta. DONA ORA per far arrivare ai conventi francescani delle città siriane acqua, cibo, medicinali, energia elettrica, abiti e beni di prima necessità. Ogni contributo è fondamentale.