Betlemme: il cuore grande di Souzi, coordinatrice delle attività alla casa per anziani Società Antoniana

Giacomo Pizzi7 Aprile 2020

La coordinatrice delle attività alla Società Antoniana con i volontari di Associazione Pro Terra Santa in cucina per aiutare le suore e gli anziani della Società Antoniana di Betlemme

“Siamo cristiani. Anche se non capiamo questo momento, dobbiamo avere fede”: Souzi Hazin conclude così la nostra telefonata. Souzi è la coordinatrice delle attività alla Società Antoniana, casa di accoglienza per anziani a Betlemme, da più di venticinque anni. L’abbiamo contatta per farci raccontare come la Società Antoniana e i suoi ospiti stanno vivendo questo momento. La struttura, portata avanti da tre suore della Congregazione delle Figlie di Maria Santissima dell’Orto, ospita 31 anziani, alcuni dei quali sono soli e senza il supporto della famiglia.

Souzi ama il suo lavoro, ce lo dice senza esitazione e con grande passione. Da anni lavora sia con il centro per anziani all’asilo della Società Antoniana che, al momento, ha sospeso le attività. Il centro per anziani non si è fermato. Continua a ripeterci che gli anziani non possono essere lasciati soli e che sta facendo di tutto per soddisfare i loro bisogni. Infatti, sono tante le criticità che Souzi ha dovuto affrontare allo scoppio dell’epidemia nell’area di Betlemme, a partire dal 5 marzo giorni in cui sono stati riscontrati i primi casi di Covid-19 a Beit Jala.  Carenza del personale, insufficienza di volontari, mancanza di mascherine ed equipaggiamenti sono solo alcuni dei problemi che si sono presentati, ma Souzi ha trovato una soluzione per ogni ostacolo. Con l’aiuto di Associazione Pro Terra Sancta e il responsabile dell’area di Betlemme, Vincenzo Bellomo, ha procurato le mascherine necessarie. I giovani volontari del Servizio Civile hanno prestato le loro energie in cucina e in lavanderia. Souzi stessa si è rimboccata le maniche e oltre a svolgere il suo lavoro quotidiano, insieme al marito Philip, aiuta in cucina nella preparazione dei pasti e va a fare la spesa.

“Non possiamo lasciare gli anziani da soli” ci ripete come un mantra e con ragione. Gli anziani sono la categoria più rischio e, in modo particolare, coloro che sono ospitati nel centro. Molti di loro non hanno nessuno e anche coloro che hanno famiglia non possono ricevere visite. “In questo periodo siamo noi la loro famiglia e dobbiamo prenderci cura di loro ancora di più”.

Anche suo marito la supporta. Philip lavorava come guardiano presso l’università di Betlemme, non potendo recarsi al lavoro, ha deciso di seguire la moglie e di aiutarla nella sua missione.  “I nostri figli sono grandi” – ci racconta Susy – “Uno studia a Ramallah e l’altro in Italia, a Bologna. Preghiamo sempre per lui e per gli italiani”. Attendono che presto la famiglia possa riunirsi di nuovo, e nell’attesa, dedicano le loro attenzioni a chi ha più bisogno.

Per Pasqua non sanno ancora come festeggiare, ma sicuramente, nonostante tutto, troveranno il modo di far trascorrere agli anziani e malati una giornata piacevole. “Abbiamo cucinato un dolce tipico che le famiglie palestinesi preparano per la Settimana Santa: la speranza di giorni migliori e la fede non ci abbandoneranno”.