L’Associazione Gelmini, a servizio dei popoli della Terra Santa

Giacomo Pizzi4 Luglio 2018

“Non facciamo lavori sostanziali alle infrastrutture, solo lavori semplici e umili, senza togliere il lavoro ai residenti. Con alcune persone siamo anche diventati amici e veniamo apprezzati perché – come ci hanno detto – non andiamo a comandare ma ci affianchiamo a loro nelle piccole necessità”.  Gabriele Casadei parte da qui per raccontare la sua esperienza con l’Associazione Romano Gelmini, di cui è presidente. “Nel 2006 Ettore Soranzo venne chiamato, dall’allora Custode dei francescani Padre Pizzaballa,  a lavorare presso la Custodia con il compito di impostare un vero e proprio Ufficio tecnico con sede a Gerusalemme. Con l’occasione anche noi ci rendemmo disponibili a seguirlo e a svolgere il nostro servizio presso i frati della Custodia, nei luoghi a loro affidati da 800 anni”.

Iniziò tutto così, molto semplicemente.  Da allora, ogni anno giungono un’ottantina di volontari che donano il loro tempo e le loro energie per aiutare la Custodia di Terra Santa in qualunque lavoro u volontari gelmini tile. Per compiere lo stesso servizio che tanto avrebbe voluto offrire quell’ingegnere veronese morto improvvisamente, Romano Gelmini, di cui l’Associazione porta il nome. Con quattro turni a stagione, in conventi, scuole, ospedali, alcuni ridipingono pareti, altri sistemano i quadri elettrici, altri ancora si dedicano a lavori di carpenteria e saldatura; c’è poi chi si dedica al giardinaggio, e chi alla pulitura degli arredi sacri o del Terra Sancta Museum.

“In questo – racconta Gabriele – anche gli amici di ATS pro Terra Sancta, con il loro impegno e attività, cercano di valorizzare non tanto e non solo i luoghi o l’archeologia, ma attraverso i progetti si rivolgono alla gente del posto, proponendo di lavorare, per aiutarli a riguadagnare la preziosità della loro persona, del loro essere nel fare lavori o progetti, a prendere la vita nelle loro mani”. Per Casadei questo è un aspetto importantissimo: “queste testimonianze sono quelle che più di altre possono rendere evidente alla popolazione della Terra Santa, che l’insegnamento di Gesù è attualissimo e noi, nel fare quello che stiamo facendo, ci accorgiamo che non andiamo ad  insegnare nulla, andiamo ad imparare ad amare di più Gesù Cristo, che è il senso, l’Ideale che il nostro cuore desidera incontrare, seguire, servire”. volontari Gelmini

Le testimonianze di chi la possibilità di trascorrere alcuni giorni in Terra Santa sono entusiaste: “È il mio quarto anno qui – racconta Adolfo Buffo (capogruppo dell’ultimo turno di giungo) – e ogni volta non so cosa mi capiterà di fare, a volte mi son chiesto perché lo faccio perché non sai come finiranno i tuoi lavori, ma dopo anni ho capito che lo fai per te, non per un fine“.  C’è chi come Chiara è venuta per la prima volta spinta da un grande desiderio di venire in Terra Santa non da turista. “Volevo conoscere come si vive qui. – racconta lei – La prima impressione è che cammino dove è camminato Gesù, e così lavorando, pregando e convivendo nel Maria Bambina di Gerusalemme [struttura di accoglienza dei francescani, per i volontari n.d.r], con gente che spesso non conosci, sto facendo un’esperienza straordinaria“. “Nei fine settimana abbiamo la possibilità di visitare più approfonditamente i luoghi di Terra Santa – racconta  – ma l’esperienza più forte è con la gente, frati, suore e con chi da anni vive questi luoghi chiamati anche Quinto Vangelo“. Ido è stato colpito fortemente dall’esperienza all’orfanotrofio di Betlemme, Istituto Hogar Niños, mentre Adolfo da una scuola di Haifa, Chiara oggi dall’asilo della Keilà con bambini cristiani rifugiati.

volontari Gelmini

Gabriele, alla fine, traccia un bilancio: “Oggi, a distanza di circa 15 anni della nostra iniziativa,  tanti di noi non vanno in Terra Santa solo per dei turni di lavoro, ma tornano anche per brevi periodi  anche solo per trovare gli amici, per stare con loro, come facciamo con amici in Italia, magari per prendere un caffè, perché l’amicizia è uno dei fatti principali che Gesù stesso ci ha insegnato, è un ‘tesoro’, che quando lo trovi non vorresti perderlo più e faresti ogni cosa per custodirlo e farlo crescere.  Questo ha colpito anche tanti amici in Terra Santa che nonostante siano costretti a vivere tra i tanti muri che li circondano, hanno scoperto la ‘libertà’ del cuore, quella piantina che nessun muro potrà mai  sopprimere. Impressionante è stato scoprire che per noi tutto questo è vero, non solo quando incontriamo gli amici in Terra Santa, ma è vero perché è ciò che il cuore di ogni uomo desidera per sé, in qualsiasi situazione o condizione viva, anche a casa propria.  Loro hanno un muro in cemento armato di otto metri, noi abbiamo tantissimi muri, che non sono in cemento armato ma che sono più alti e più fitti e che ci impediscono di essere altrettanto liberi , innanzitutto i nostri pregiudizi.  Per questo ripeto non andiamo a insegnare niente, andiamo a condividere l’esperienza di un Tesoro che ci è stato indicato 2000 anni fa e che ha bisogno di essere sempre riscoperto e custodito, a partire dai luoghi in cui tutto ha avuto inizio e dalle persone che in questi luoghi oggi ancora vivono”.