Gerusalemme. Leonardo da Vinci, la continua ricerca della verità e il contributo che possiamo dare noi oggi in Terra Santa

Giacomo Pizzi18 Giugno 2019

In occasione delle celebrazioni per la Festa della Repubblica Italiana il Console italiano a Gerusalemme ha invitato i tantissimi italiani che vivono e lavorano a Gerusalemme a una cerimonia che si è tenuta giovedì 13 giugno sulla terrazza del Casanova, uno dei punti migliori per ammirare il panorama gerosolimitano: “Abbiamo deciso di festeggiare nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme. Da qui si può vedere il Santo Sepolcro, Al-Haram Al-Sharīf/Temple Mount, il Patriarcato Greco-ortodosso, l’Università ebraica, e molto altro, tutti simboli di diverse religioni, identità e comunità, le stesse comunità che sono qui rappresentate oggi, che al di là delle loro diversità celebrano gli stessi valori fondamentali di tutta l’umanità.” ha dichiarato il console Fabio Sokolowicz.

Le celebrazioni di quest’anno sono dedicate ad un genio italiano conosciuto in tutto il mondo: Leonardo Da Vinci. Nell’anniversario del cinquecentesimo dalla sua morte, in tutta Italia e non solo, sono state numerose le cerimonie dedicate al poliedrico artista e scienziato. Leonardo infatti fu un architetto, un pittore, uno sculture, scrisse molti saggi, fu scenografo, anatomista, musicista, ingegnere e designer. “Leonardo incarna perfettamente la conoscenza e la cultura, la continua ricerca, e indagine sulla verità, la ricerca della perfetta rappresentazione”, continua il console, “celebrarlo ai giorni nostri significa: portare avanti innovazione, arte, la cultura e continua ricerca riconosciuta da tutto il mondo”.

Il console conclude il suo discorso provando a domandarsi a cosa penserebbe Leonardo se si trovasse  in questo stesso luogo, rispondendo che probabilmente avrebbe innanzitutto dipinto la meravigliosa vista della città che da qui si può ammirare, per poi citare le parole stesse che l’artista era solito dire: “la nostra conoscenza deriva dalla nostra percezione“. Prosegue Sokolowicz: “Abbiamo tutti una sufficiente conoscenza di questa terra e dei problemi che la affliggono, tuttavia la percezione che abbiamo da qui guardando attorno, è l’armoniosa comunità variegata.”

L’eclettismo e il genio leonardesco, come pure la varietà di religioni e identità che convivono insieme si ritrovano anche nel libro Italia e Terra Santa: Un rapporto fecondo di Alessandro Carboni, presentato nel corso della serata. Il volume è stato realizzato grazie al contributo che il PMSP, Palestinian Municipalities Support Program del Consolato italiano a Gerusalemme ha dato ad Associazione pro Terra Sancta e alla Custodia di Terra Santa, nell’ambito del sostegno che l’Italia ha dato al Terra Sancta Museum.

Il libro è il frutto di uno dei maggiori progetti promossi dal Consolato per raccontare la presenza italiana in Terra Santa di tantissimi ricercatori, scienziati ed esploratori che sono ricordati. Un contributo in tantissimi campi da quello scientifico a quello culturale e diplomatico che hanno arricchito questa terra.

Nel volume si parte dall’esempio emblematico del poverello di Assisi che per primo apre al dialogo con i musulmani nel celebre incontro con il sultano Al Malik al Kamil, fino a quello più recente dei frati archeologi quali Corbo e Piccirillo.

Alle parole del console si abbinano perfettamente quelle del Custode di Terra Santa nella prefazione al volume: “l’auspicio che faccio è che chiunque lavori in questa terra, religioso o laico che sia, italiano o di ogni altra nazionalità e cultura, cristiano, ebreo o musulmano o di altra fede, si impegni perché questa Terra possa essere ciò che è già nel sogno di Dio: il luogo in cui tutti siamo nati e il luogo al quale tutti siamo invitati a salire per incontrare Lui e per incontrarci in Lui”.