Boutique Rafedin in Giordania: un’opportunità unica per le ragazze irachene

Giacomo Pizzi6 Marzo 2020

Rafedín significa “terra tra due fiumi”, ovvero l’antica Mesopotamia abbracciata dal Tigri e l’Eufrate, l’odierno Iraq. Rafedín è la terra da cui sono scappate le giovani ragazze irachene che oggi vivono, come profughe, ad Amman in Giordania. “Rafedín – Made by Iraqi Girls” è un progetto di speranza che ha dato a queste giovani donne irachene una vita nuova.

Secondo le stime dell’UNHCR i profughi iracheni presenti in Giordania sarebbero 58.000, di cui circa 12.000 cristiani. Costretti a lasciare la patria a causa delle persecuzioni di Daesh (l’ISIS in iracheno), in Giordania, a differenza dei loro altrettanto sventurati fratelli palestinesi e siriani, gli esuli iracheni non possono ottenere lo status di rifugiato, ma solo di richiedenti asilo. Non possono lavorare e usufruire di sussidi per l’istruzione e la sanità, da anni si trovano in una situazione di profonda precarietà.

Don Mario Cornioli, sacerdote per il Patriarcato Latino della parrocchia di San Giuseppe in Jabal Amman (Giordania) si è preso cura di queste famiglie, dando loro un luogo sicuro e i mezzi per costruire un futuro. Il laboratorio Rafedín è proprio questo: un laboratorio di cucito e sartoria che dà alle beneficiarie competenze specifiche e di carattere trasversale spendibile in diversi ambiti, ma anche un luogo in cui sperare di nuovo.

L’idea, nata nel 2016 nell’incontro tra Don Mario, Vincenzo Bellomo (Associazione pro Terra Sancta) e da alcune signore pugliesi, sarte di professione, grazie ad un progetto di Associazione Pro Terra Sancta con il contributo dell’8×1000 della Chiesa Cattolica italiana ha potuto prendere forma in modo stabile. Dal 2018, anno d’inizio del progetto, nei locali della parrocchia sono stati realizzati un laboratorio tessile dotato di macchinari professionali, uno showroom aperto al pubblico e un ufficio amministrativo. Le ragazze hanno ricevuto corsi di formazione nel campo della moda, corsi manageriali e di gestione e un corso di lingua inglese. Il numero delle beneficiarie è salito da 15 a 30 ragazze.

Maria Paola Crisponi, che ha seguito per Associazione Pro Terra Sancta tutto lo sviluppo del progetto è molto soddisfatta dei risultati raggiunti: “Abbiamo dato loro non solo competenze tecniche che potranno spendere in futuro, ma un po’ di quella spensieratezza che tutte le donne della loro età meriterebbero di vivere”.

La maggior parte di loro ha tra i 16 e 18 anni, in Iraq erano giovani studentesse, ma in Giordania non hanno potuto continuare gli studi. Penelopi in attesa di un futuro migliore, le donne di Rafedín hanno cucito non solo abiti, ma forti legami che le hanno permesso di superare anni molto difficili. Nel lavoro quotidiano hanno trovato un luogo sicuro dove trascorre del tempo in compagnia di altre donne, mettendo a frutto i loro talenti e trovando una serenità perduta. Alcune di queste storie verranno raccontate all’interno di un documentario che andrà in onda su TV2000 l’8 marzo in seconda serata.

“Alcune delle beneficiarie che erano con noi all’inizio del progetto sono riuscite a partire”, racconta Maria Paola. Hanno ottenuto il visto per ricongiungersi con le famiglie in Canada o in Australia, paesi che le accolgono come rifugiate. “Molte di loro ci scrivono, ringraziandoci per l’opportunità ricevuta –continua Maria Paola – e ci dicono che la lezione più grande che hanno imparato è la fiducia in sé stesse e in un futuro migliore”.