“Non possiamo dimenticarli”. L’instancabile lavoro di fra Luke coi profughi a Rodi

Giacomo Pizzi10 Marzo 2020
Al confine tra Grecia e Turchia migliaia di migranti sono bloccati al freddo, vittime di violenza e soprusi. Nessuno vuole accoglierli. In questa circostanza pubblichiamo la bellissima testimonianza di fra Luke Gregory, parroco delle isole greche di Rodi e Kos, che da anni fornisce assistenza a profughi siriani grazie al sostegno di Associazione pro Terra Sancta.

“Quando arrivo da loro con uno shampoo o un gel per la doccia, è come se gli portassi dell’oro. Dovreste vedere come mi accolgono”.  Così fra Luke, parroco francescano di Rodi e Kos in Grecia, inizia il suo aggiornamento sui 138 migranti che vivono in tende di fortuna e nella struttura fatiscente di in un vecchio mattatoio di Rodi e che settimanalmente va a trovare.

Lo fa da anni e, grazie al sostegno di Associazione pro Terra Sancta, porta sempre con sé pacchi di cibo e beni di prima necessità, come lo shampoo o il dentifricio. E’ solo il minimo indispensabile per poter dare una mano a persone che sono dimenticate da tutti. “Credetemi – ci dice – basterebbe anche solo l’andare a trovarli, il sedersi con loro e ascoltarli, per loro è già un regalo immenso. Immaginatevi quindi la festa che mi fanno quando gli porto della farina o dell’olio per friggere. Una festa!”

La crisi dei profughi Siriani

Mentre ci arrivano notizie sempre più preoccupanti dei soprusi e delle violenze compiute su migliaia di profughi siriani costretti al confine tra Turchia e Grecia, le sue parole ci colpiscono. Fra Luke infatti non propone una soluzione a una crisi sempre più profonda, peggiorata dalla nuova ondata di violenza in Siria, ma propone un’alternativa di umanità e vicinanza che non può venir meno, come fa da anni.

“Il vero problema – dice infatti padre Luke – è che queste persone sono totalmente dimenticate. Purtroppo capisco che la soluzione è difficile, ma non possiamo dimenticarli”. E ripete “Basta davvero poco, basta migliorare un poco il luogo dove vivono, portargli il minimo indispensabile, ma soprattutto esserci. Dopo tanti anni mi tocca ogni volta vedere come questo atteggiamento porta così tanta gioia. In risposta loro mi accolgono e insistono perché io mi fermi a pranzo con loro. Condividono tutto il poco che hanno”.

Coscienti che questa non è la soluzione al dramma dei milioni di profughi nel mondo, ci uniamo però a fra Luke per chiedere più umanità e un minimo di assistenza per queste persone. Per questo rinnoviamo il nostro impegno a sostegno di fra Luke e ai profughi di Rodi. Anche se è solo una goccia minuscola in un oceano di bisogni.