Gerusalemme. Insieme alle suore di Santa Elisabetta al servizio della Terra Santa

Giacomo Pizzi26 Novembre 2019

Provengono da Indonesia, India, Vietnam e dall’Italia le dieci suore terziarie francescane figlie di Santa Elisabetta che vivono a Gerusalemme. La famiglia religiosa, nata nell’alto Casentino il 26 Maggio 1888, è presente in missione in Terra Santa dal 23 giugno 2016. I fondatori, Madre Francesca Casci e Don Giuseppe Marchi, seguirono gli insegnamenti apostolici di S. Francesco d’Assisi e di Santa Elisabetta d’Ungheria. Invece, per l’aspetto contemplativo, altrettanto presente, si rifecero a San Romualdo, abate di Camaldoli. Per le suore di Santa Elisabetta la vocazione meditativa convive con quella apostolica. La loro giornata è scandita da momenti di condivisione della parola di Dio (pregano in solitudine almeno un’ora al giorno) e da servizi ai poveri, bambini, giovani, ammalati, attività in linea con il carisma della fondatrice. “In Santa Elisabetta ritroviamo il suo amore a Cristo, povero e crocifisso, e la sua spiccata spiritualità eucaristica con una straordinaria attenzione a tutte le creature in situazione di bisogno, tratti che contraddistinguono la nostra famiglia religiosa”, dichiara suor Mariangela, direttrice della casa di Gerusalemme.

Iniziati principalmente con l’accoglienza dei volontari e giovani pellegrini alla Casa Maria Bambina, i compiti dell’apostolato gerosolimitano sono vari e molto diversi tra loro. Ciascuna suora svolge le proprie mansioni con attenzione e cura: c’è chi insegna alla scuola materna del Terra Santa School, chi fa lavori di pulizie in sacrestia o al Sepolcro, chi lavora in cucina, in lavanderia ed infermeria, e chi, come suor Elisabetta, gestisce il personale del Terra Sancta Museum, progetto culturale sostenuto da Associazione pro Terra Sancta. “La cappella della Flagellazione è diventata il mio luogo del cuore a Gerusalemme”, racconta la suora indiana, una delle prime suore provenienti dall’India a entrare nell’ordine. Suor Elisabetta è arrivata da appena un anno a Gerusalemme e il suo lavoro al museo le permette di essere a contatto con i pellegrini che vengono in Terra Santa per ripercorrere i passi di Gesù: “Chi viene al museo spesso cerca anche un segno spirituale e così diventiamo noi stesse uno strumento di testimonianza”.

Il posto più evocativo per suor Elena e suor Mariella è il Santo Sepolcro: “Quando pulisco la cappella dei Franchi al Calvario sento di essere molto fortunata nel poter pulire e pregare in un luogo così santo”. Suor Joella dice di riuscire ad isolarsi, nonostante il rumore dei tanti visitatori, e percepire “Una pace e un silenzio interiore che non si trova in altri luoghi”.

“L’essere fortunata di poter vivere a Gerusalemme” è una frase che ricorre nel pensiero di tutte loro: “Quando prego al Getsemani mi sento in comunione con Cristo Gesù, sento di poter fare un’esperienza privilegiata”, ci dice suor Laura. Viene dall’Indonesia ed è arrivata a Gerusalemme quando è stata inaugurata la casa madre per occuparsi della gestione del Maria Bambina, una casa per volontari e gruppi di pellegrini che non possono permettersi soggiorni in hotel. Infatti, le suore di Santa Elisabetta aiutano anche i francescani nella loro missione di accoglienza dei pellegrini che giungono da tutto il mondo per visitare la Terra Santa. “Sento una grande riconoscenza da parte dei ragazzi e le persone che ospitiamo – afferma suor Laura – e questo riempie il mio cuore di gioia”.

Il 18 novembre le suore figlie di Santa Elisabetta hanno festeggiato l’anniversario dalla morte della principessa della carità insieme ai volontari, agli ospiti della casa e ai frati francescani. Nella messa solenne celebrata nella Cappella del Maria Bambina il custode Francesco Patton le ha ringraziate del prezioso servizio quotidiano che svolgono per la Custodia di Terra Santa e per la comunità di Gerusalemme.