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Trasformare gli ostacoli in opportunità. Come Pro Terra Sancta Network ha reagito alla pandemia di coronavirus.

Giacomo Pizzi18 Settembre 2020

Il 2020 è un anno complicato ed incerto. La pandemia di Covid-19 ha profondamente segnato le vite di tutti, portando a cambiamenti più o meno drastici nelle nostre abitudini e stili di vita. La crisi sanitaria globale, di cui ancora non si vede la fine, ha colpito duramente la mobilità locale e internazionale e di conseguenza il turismo. Il settore del turismo e il suo indotto sono tra le attività più colpite dalla crisi del virus. La chiusura delle frontiere e degli aeroporti, la sospensione del traffico aereo, la sospensione della mobilità anche nell’aerea nazionale ha avuto e sta avendo un impatto devastante, causando una perdita economica senza precedenti.

Come tutto il mondo, anche la Terra Santa sta risentendo della crisi. Dopo la crescita esponenziale del turismo negli ultimi anni, il virus ha drasticamente causato un’inversione di rotta. Dal mese di marzo i turisti non possono visitare il paese e con la ripresa della seconda ondata la situazione non è cambiata.

La risposta al covid di Pro Terra Sancta Network

L’associazione Pro Terra Sancta Network, che opera a Gerusalemme e nei Territori Palestinesi, come tutte le organizzazioni che si occupano di turismo sostenibile, ha subito un arresto delle attività connesse al mondo dei viaggi. Questa particolare condizione di disagio non ha fermato l’organizzazione dal ripensare a nuove attività. Da questo momento di stallo sono nate due nuove opportunità per le nostre guest-house di cui vogliamo parlarvi.

La nuova guest-house Dar Mamilla a Gerusalemme, aperta al pubblico negli ultimi mesi del 2019, dopo aver raggiunto il pieno delle prenotazioni nel periodo natalizio e nei primi mesi del 2020, oggi è vuota e non ha ospiti. Una situazione inaspettata che l’associazione ha trasformato in qualcosa di positivo e creativo. Negli ambienti inutilizzati della guest-house Pro Terra Sancta ha dato il via ad un corso di italiano per palestinesi. Venti persone di diverse età, divisi in due gruppi di lavoro, hanno frequentato un corso di sei settimane per apprendere i rudimenti della lingua italiana. Chi per lavoro, chi perché sogna di poter visitare l’Italia, chi perché è affascinato dalla lingua: ognuno è spinto dalla propria motivazione e dalla voglia di impiegare questo tempo al meglio.

Anche i ragazzi del Mosaic Centre gestori delle guest-house nell’area di Sebastia non si sono persi d’animo. Hanno impiegato questo periodo di inattività per migliorare i servizi per i futuri visitatori. Oltre a manutenzione e ritinteggiatura, sono partiti anche lavori di restauro di una casetta abbandonata, che si trova nei pressi della strada colonnata e di un ninfeo di epoca romana. L’edificio è composto da due stanze che prendono il nome rispettivamente di “Cardo room” e “Nafura Room”. La prima prende il nome dalla strada cardinale che attraversava la città da nord a sud, e la seconda in arabo significa “fonte, fontana”.  L’edificio è stato riabilitato ed ora finalmente la Mosaic Guest house di Sebastia è accessibile a presone con disabilità motorie.

L’aiuto del FAI

I lavori di ristrutturazione rientrano nel progetto di turismo sostenibile per le aree di Sebastia, Betlemme e Gerico promosso dalla Fondation Assistance Internationale (FAI). Lo scopo è far conoscere Sebastia a tutti. La cittadina, a pochi chilometri da Nablus, spesso non viene inserita nei classici itinerari di viaggio, oppure se ne visita solo il parco archeologico. Tuttavia, per gli amanti della natura, per gli appassionati di storia e tradizioni locali, Sebastia rappresenta la combinazione perfetta di tutti questi elementi. Il villaggio palestinese conserva tra le sue colline di olivi i resti di numerose civiltà che si sono susseguite nel corso dei secoli, dai palazzi di Omri, ai monumenti greci ai romani, alla chiesa bizantina e crociata e ai palazzi ottomani. La bellezza di Sebastia risiede nella sua storia antica, ma anche nell’autenticità degli incontri con la popolazione locale. Un’esperienza di cui nessuno dovrebbe essere privato. Nell’attesa del ritorno dei visitatori, Pro Terra Sancta, come socio d’Associazione Italiana Turismo Responsabile (AITR), investe in un turismo ancora più inclusivo e aperto, un turismo senza barriere e a portata di tutti.