Tabgha miracolo moltiplicazione pani

Il miracolo della moltiplicazione dei pani

Giovanni Caccialanza8 Luglio 2022

Di episodi di moltiplicazione dei pani, i quattro Vangeli abbondano. Se ne possono contare sei in tutto, con i Vangeli di Marco e di Matteo che addirittura ne raccontano due consecutive. Eppure, in mezzo a quest’abbondanza, ciò che manca, come spesso accade, sono i dettagli geografici che possono aiutare a identificare il luogo in cui sono avvenuti questi miracoli.

Matteo parla solo con vaghezza di spostamenti sul “mare di Galilea”, e solo in conclusione della seconda moltiplicazione dei pani riferisce che Gesù, salito su di una barca si spostò nella “regione di Magadàn”. Località che, però, non ci è nota oggi con chiarezza. Marco ambienta tutti e due gli episodi di moltiplicazione in regioni desertiche, specificando solo indirettamente che si tratta di zone vicine al lago di Tiberiade. Luca e Giovanni parlano di spostamenti di Gesù seguiti da una grande folla. Per Luca, il Maestro si trovava presso Betsaida, di cui ignoriamo oggi la collocazione; per Giovanni, vicino ad un monte sopra il Lago di Tiberiade. Nessun’altra specificazione è fornita.

La tradizione evangelica

Insomma, la tradizione evangelica non individua con chiarezza un punto in cui il miracolo della moltiplicazione dei pani avrebbe avuto luogo. Anche se si ritiene che la Magadàn di cui parla Matteo sia Magdala, il problema non sarebbe risolto: Gesù raggiunge Magadàn in barca dopo aver compiuto il miracolo. Dove si trovava dunque mentre lo realizzava?

La tradizione cristiana dei secoli successivi aiuta a identificare un luogo preciso. Due pellegrini che frequentarono la Terra Santa tra V e VI secolo, Egeria e Teodosio, affermano di aver visitato il luogo esatto in cui era accaduta la moltiplicazione dei pani per i cinquemila (è, per esempio, l’episodio di cui parla Luca). Si tratta di una località sulla sponda settentrionale del Lago di Tiberiade, nei pressi di Tabgha.

La chiesetta di Tabgha

Qui, a pochi passi dal santuario che ricorda la consegna del primato apostolico a Pietro, sorge oggi una chiesa armoniosa ed elegante, che prende proprio il nome di “santuario della moltiplicazione dei pani”. Questo edificio si realizzò negli anni ’80 riprendendo le linee di un preesistente edificio bizantino, riportato alla luce in alcune campagne di scavo degli inizi del Novecento.

Le campagne archeologiche condotte a Tabgha nel 1911 e nel 1931, infatti, avevano rivelato le fondazioni di due edifici bizantini proprio in questa località sulle rive del Lago di Tiberiade. Erano anche stati portati alla luce numerosi mosaici che impreziosivano questo luogo di culto, certo particolarmente prezioso per essere tanto riccamente decorato. In particolare, fu riscoperto il celebre mosaico pavimentale recante la cesta dei pani e due pesci, ancora oggi visibile nel santuario.

Nel 1969, un poderoso terremoto scosse anche la località di Tabgha, alzando il terreno. Questo rappresentò un grosso rischio per l’integrità dei mosaici, per cui si decise di rimuoverli e di cementarli nuovamente. Quando, una dozzina di anni dopo venne costruito il santuario moderno, si decise di garantire a questi mosaici straordinariamente rappresentativi una nuova collocazione, più centrale. Ecco perché la pavimentazione con la cesta dei pani e dei pesci fu portata davanti all’altare, nel presbiterio, anziché essere mantenuta dietro di esso, come era in epoca bizantina.

Il mistero dei quattro pani

Ad uno sguardo non superficiale, si nota immediatamente che il mosaico ora antistante all’altare non contiene cinque pani, come vogliono alcune narrazioni evangeliche, ma soltanto quattro. A lungo ci si è interrogati sulla faccenda, e ci si è chiesti se la licenza dell’artista fosse creatività o disattenzione. Oggi, esiste una spiegazione molto interessante, che aiuta anche a comprendere il motivo per cui si decise di costruire il santuario proprio in questa località, anche se i Vangeli non la identificano con precisione.

La cesta conterrebbe solo quattro pani perché il quinto, mancante nel mosaico, è quello deposto sull’altare durante la messa quotidiana. L’artista avrebbe voluto sottolineare, insomma, che nel miracolo della moltiplicazione dei pani, centrale è la comunità raccolta intorno alla mensa istituita dal Signore. Questo aiuta a capire il perché della costruzione del santuario proprio nei pressi di Tabgha, anche in assenza di esplicite indicazioni evangeliche.


La collocazione, infatti, è particolarmente problematica. Gesù sarebbe giunto in barca nella zona di Magdala – secondo Matteo – e quindi si sarebbe trovato piuttosto lontano da questa città; e Tabgha, invece, è piuttosto vicina. Oltre a ciò, la zona nord del Lago, dove sorge il santuario, è da sempre molto abitata. E questo contrasta con l’informazione per cui il miracolo accadde in luoghi ‘desertici’. A questo si aggiunge la difficoltà di identificare Tabgha con la ‘Betsaida’ di cui parla Luca.

L’importanza della comunità

Se però si accetta la spiegazione per cui il santuario della moltiplicazione dei pani mette al centro l’eucarestia, più che il fatto del miracolo in sé, è spiegata la collocazione. Si sarebbe deciso di costruire la chiesa in un luogo densamente popolato per favorire la comunità nella sua partecipazione al banchetto eucaristico, anche se questo luogo, con ottima probabilità, non è stato il sito storico del miracolo.

Insomma, il santuario è un valido aiuto alle nostre comunità per fare memoria di un gesto storico, che si replica però intorno ad ogni altare su cui si celebra la messa. Del luogo esatto in cui Gesù si trovava, forse, non avremo mai notizie sufficienti. Ma dopotutto, è, questo, meno importante!

E voi non aspettate, veniteci a trovare a Tabgha!